“La successione è assicurata” . Queste le parole di Chick Corea all’ascolto di un concerto del pianista turco Hakan Basar alcuni anni fa. Basar, oggi non ancora ventenne, è stato uno dei protagonisti, a fine Luglio, del Festival Jazz di Valle Christi a Rapallo, invitato dal Direttore Bruno Guardamagna con il suo trio completato da Michelangelo Scandroglio e Bernardo Guerra.
Una seconda visita nella zona del Tigullio, dopo il brillante concerto tenuto un anno fa, a fine agosto, alla rassegna Chiavari in Jazz, sempre insieme a Scandroglio ma con il batterista Yoran Vroom.
A Rapallo il giovane pianista ha confermato la verve comunicativa e lo stile ipercinetico apprezzati un anno fa, instaurando con i compagni un fitto dialogo musicale, vocale e gestuale, nel set che ha alternato brani originali ad interpretazioni di Michel Petrucciani, Thelonius Monk, Oscar Peterson e Miles Davis.
“Ho sentito Akan lo scorso anno –ha dichiarato il direttore artistico della manifestazione – e mi ha lasciato letteralmente basito e non potevo esimermi dal fare il possibile per portarlo a Valle Christi, coadiuvato dal giovane contrabbassistica Michelangelo Scandroglio, che suona oramai in tutta Europa, chiudendo con la batteria di Bernardo Guerra, che ho apprezzato in trio con Stefano Bollani.”
In occasione del concerto di Rapallo, Radio Aldebaran Chiavari, emittente sempre attenta e presente agli eventi culturali del territorio, ha realizzato con il conduttore Mario Revello ed il direttore Salvo Agosta, l’intervista che pubblichiamo di seguito, ringraziando per la disponibilità.
Benvenuto a Chiavari, Hakan.
HB – E’ un vero piacere tornare per la seconda volta da queste parti con il progetto condiviso con Michelangelo e Bernardo, fantastici musicisti con i quali sarò nuovamente in Italia al festival jazz di Padova a novembre
Quando hai iniziato a suonare il pianoforte?
HB – “Ho iniziato ad otto anni, ma in realtà, avendo un padre chitarrista jazz, ascoltavo musica come quella di George Benson ed altri fin dall’età di cinque anni ed avevo già capito che avrei voluto suonare anch’io. Iniziai poi con le lezioni con un docente che proveniva dal Conservatorio di Mosca e le trascrizioni da altri artisti, studiando anche con mio padre ed esercitandomi su brani di grandi artisti come Michel Petrucciani, del quale suono ancora nel mio repertorio la famosa “Looking up”. Quindi mi dedicai alla musica di Oscar Peterson e dai dieci anni iniziai ad esibirmi in concerti dal vivo che prevedevano tributi a questi artisti. Dopo varie collaborazioni ed incontri con grandi artisti come Chick Corea, Ron Carter, Russell Malone e Eddie Gomez, nel 2018 ho iniziato a registrare a mio nome e l’anno seguente è uscito il mio primo disco “On the top of the roof”. Dallo scorso anno è iniziata la mia avventura italiana nella formazione del trio prima con Ruben Bellavia e Paolo Benedettini, poi con Michelangelo ed il batterista olandese Yoran Vroom e quindi ancora con Michelangelo e Bernardo Guerra con i quali è scattata una vera e propria scintilla “.
Nel concerto di Rapallo si è notata una grande complicità con i tuoi compagni di palco, c’era una bella atmosfera.
HB – “Penso che l’atmosfera sia la cosa più importante nei concerti, la possibilità di essere spontanei e creare sul momento, una cosa che spesso in generi diversi dal jazz non accade. Io so che devo suonare grande e forte e lasciarmi andare completamente alla musica e per questo spesso accompagno con la voce i miei assoli sul pianoforte. Questo è ciò che mi guida in questo momento, è quello che cerco di fare”.
Progetti per il futuro?
HB- “Questo nuovo trio è al terzo concerto , ma è come se fossimo al tercentesimo. Ci capiamo molto in fretta ed è davvero scattato qualcosa nel nostro dialogo fin dai primi giorni, che mi ha portato a prendere davvero a cuore il progetto. Rinnovo per tutti l’appuntamento a Padova a Novembre, ci sarà da divertirsi”.


Ho avuto il piacere di conoscere il pianista Hakan Basar prima sui social e ancor prima del covid per poi averlo ospite alla mia rassegna San Severo Winter Jazz Fest il 17 febbrario 2023 tra tante difficoltà burocratiche con il consolato turco perchè ancora minorenne.
Mi fa piacere porre all’attenzione della spett.le redazione la mia recensione a proposito del suo evento a San Severo.
Grazie tante per l’attenzione prestata.
Antonio Tarantino
Direttore Artistico San Severo Winter Jazz Fest
Presidente Associazione Amici Jazz San Severo
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Tutti pazzi per H A K A N B A Ş A R
Il giovane pianista turco conquista il pubblico del San Severo Winter Jazz Fest
Tecnica perfetta e mani stupende che emanano emozioni
Venerdì 17 Febbraio 2023
Hakan Başar piano
Paolo Benedettini double bass
Ruben Bellavia drums
Lo aveva capito bene Chick Corea che il giovane pianista Hakan Basar, ancora dodicenne, è un genio e che a breve si sarebbe fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Ai tempi del suo primo album, “On Top Of The Roof” – 2019 e non ancora diciottenne, nel presentare il suo disco al London Jazz Festival, ottenne una attenzione straordinaria da parte della stampa britannica, allo stesso modo quando si ascolta un grande e già affermato pianista.
Venerdì scorso, l’aria sbarazzina di ragazzo loquace si trasforma subito in un vulcano, la sua bravura, il suo pianismo è ricco e pieno di potenza percussiva, moderno ma non troppo ripulito né involuto. Guardarlo suonare dal vivo è stata un’esperienza inebriante, ha un senso della musicalità ma soprattutto una tecnica soprannaturale.
Michel Petrucciani, Oscar Peterson, Thelonious Monk, Keith Jarrett, Chick Corea Hank Jones, Bill Evans, Tommy Flanagan, Kenny Barron, Sonny Clark, Art Tatum, Scott Joplin, diventano i suoi mentori dai primi studi iniziati a otto anni. Acquisisce tecnica, tocco, diteggiatura e indipendenza delle mani fenomenali. Diventa irruente al punto da raddoppiare, o quasi, la durata di Au Privave, un classico di Charlie Parker, trasformare la parte in solo in una serie di cavalcate frenetiche.
Il primo pezzo “ Sandu ” di Clifford Brown è suonato a velocità spaventosa, quasi irriconoscibile rispetto a quello conosciuto e presente nel disco con l’ovvia acquiescenza dei due eccellenti sodali, Paolo Benedettini al contrabbasso e Ruben Bellavia alla batteria, finalizzato alla dimostrazione della straordinaria bravura formale del protagonista. Stessa cosa per i brani “ On Top Of The Roof e Hub Art ” due capolavori di Michhel Petrucciani.
Ma si lascia andare anche a momenti profondamente intimi, come per il suadente brano
“ Sometime Ago ” di Sergio Mihanovic. sensuale, occasione buona per “lasciarsi andare”, come si dice, una esecuzione romantica, ma solo nella prima parte per poi virare all’improvviso in suoni e note fulminee, da tentazioni romantiche a favore di scintillanti nuclei ritmiciche strappano facili e continue ovazioni dal numerosissimo pubblico presente giunto da ogni angolo della provincia.
Come scrisse Mike Collins del London Jazz News dopo averlo ascoltato al London Jazz Festival nel 2019, Hakan sta suonando musica che lo commuove, lo eccita e porta con sé il pubblico. Esattamente quanto accaduto anche a San Severo.
Rispetta, si fonde in pieno con la sezione ritmica dei suoi compagni di viaggio, ma poi stravolge, dilata gli spazi. Cercando l’essenza della partitura, mette in rilievo tutti i linguaggi musicali, dalle origini al piano moderno come nell’esecuzione dei latin “ Five Brothers ” di Gerry Mulligan e “Star Eyes ” di Gene De Paul/Don Raye.
Da Tatum a Petrucciani, da Monk a Peterson, da Evans a Corea, del quale ama le frasi rapide e cristalline. Una cultura pianistica incredibile esposta con un piacere di suonare che contagia tutti. Quando rimane solo nell’ultima parte del concerto è incontenibile. Con una velocità esecutiva mozzafiato sempre al servizio di un’idea musicale, di un pianoforte come strumento totale, cambia accenti, sposta le frasi, incastra citazioni su citazioni, rivitalizza repertori da divenire museali.
Come dopo i colpi di fulmine, a freddo, sarà il caso di riflettere a fondo su un artista come Hakan Başar che mischiando talento, virtuosismi, idee e provocazioni, rappresenta un esempio di straordinaria complessità creativa.
Detto questo, il concerto è stato strutturato come uno spettacolo perfetto: i tempi, gli equilibri e soprattutto il suono sono impeccabili e il pubblico è stato contentissimo, che è la cosa più importante.
Se vi capita, andate a un concerto di Hakan Basar, con chiunque suoni, rimarrete sbalorditi.
Antonio Tarantino
Direttore Artistico San Severo Winter Jazz Fest
Presidente Associazione Amici Jazz San Severo
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