Claudio Fasoli NeXt quartet – “Hasard”

La terza prova del NeXt Quartet di Claudio Fasoli – dopo “Next” del 2021 e “Ambush” del 2023, tutti su abeat records- testimonia l’evoluzione di un percorso ideato con l’obiettivo di concentrare il pensiero creativo dei musicisti in una dimensione essenziale, sia nello sviluppo che nei tempi delle composizioni. Illuminanti in proposito i pensieri di Fasoli tratti dal suo profilo. ” A un certo punto ho capito che la cosa più importante è essere una spugna, assorbire il più possibile, lo dico sempre agli allievi: ascoltate più musica possibile. La cosa importante è che uno guardi dentro quello che ha assorbito e trovi dei suggerimenti, delle suggestioni, degli stimoli per poter finalmente tirar fuori qualche cosa che non abbia nessun riferimento specifico, ma abbia tutto dentro. In questo senso va inteso il titolo “inner sounds”: cioè aver la volontà di guardar dentro di sé quando si scrive qualcosa, quando si suona qualcosa. Guardare dentro e non guardare fuori, non guardare attorno. È fondamentale conoscere e continuare ad assorbire musica, questo filtro alla fine produrrà qualche cosa che mi appartiene, nel quale io posso identificarmi e riconoscermi. Aggiungo che nel jazz c’è sempre sottinteso l’aspetto di urgenza ritmica, anche nei brani più lenti, c’è sotto una predisposizione a enfatizzare, a rendere particolare, direi spietata, la presenza di un concetto ritmico di base. Mi piace molto l’idea di riuscire creare una situazione molto efficace emozionalmente su brani concepiti come estremamente brevi, una spremitura senza troppe sbavature e senza troppi infiorettamenti.”

Hasard” radicalizza e porta a conseguenze ancora più estreme questa visione, ospitando una musica dominata dal significato dei dettagli, dal rapporto con il silenzio, del tutto incurante di rispettare perimetri formali attesi, rivolta ad esprimere nel modo più diretto i contenuti emozionali di cui parla il suo creatore. Una musica genuina e radicale, nella quale ogni singola nota si percepisce come indispensabile. Insieme al requisito della concentrazione colpisce la variabilità dei contesti sonori alimentati dal concetto di partenza: la chitarra satura di elettronica e di suggestioni al confine tra il jazz ed il rock di Simone Massaron, i saxes tenore e soprano del leader a condurre ed integrarsi nel discorso collettivo, il contrabbasso pulsante di Tito Mangialajo Rantzer e la batteria funzionale di Stefano Grasso congiurano nella costruzione di miniature sonore nelle quali gli elementi ritmici, timbrici ed armonici vengono riconfigurati in combinazioni ogni volta diverse ed originali. Si inizia dal tema monkiano di “Trio” introdotto da una chitarra grave che subito intreccia una combinazione timbrica con il soprano; quindi il brano acquista una definita dimensione con l’entrata della ritmica, per fare spazio ai soli di una chitarra denudata degli effetti e del sax, e prosegue fino al termine in costante equilibrio fra controllo e libertà formale. “Rit” dopo il simmetrico passo a due fra il tenore ed il contrabbasso, apre ad un etereo solo della chitarra che introduce una lunga esplorazione del sax sostenuto da una ritmica circolare. Elementi che si combinano nello spazio concentrato di pochi minuti, come il tema angolare del sax di “Pet” che innesca un singolare groove basso batteria sul cui sviluppo torna il sax, l’inquieto andamento di “Rada” con il contrabbasso ed una chitarra votata al feedback, dai quali scaturisce una evocativa melodia del soprano, la batteria che introduce il clima informale, drammatico e teso di “KWWK” scandito dalle distorsioni della chitarra e dal profondo lavoro di scavo del basso, il rarefatto unisono fra sax e chitarra di “Poes” alla ricerca di originali sinergie timbriche.

Fasoli definisce i compagni come “la formazione ideale per questa forma espressiva”, ed in effetti ripartizione dei ruoli ed immedesimazione dei singoli nella sintesi collettiva risultano definiti quasi spontaneamente. Emblematico l’esercizio di essenzialità espresso in “Claud“, nel quale il contrabbasso, da base della progressione quasi sacrale del sax, si fa interprete diretto del tema, modellandolo a propria misura per poi concludere accompagnato da una scia di corde e metallo.

Seguendo un copione già sperimentato nel precedente episodio, il percorso si conclude con gli ultimi due brani che segnano il ritorno ad una dimensione più estroversa e strutturata. “Vigneti improvvisi” fornisce una base dinamica e swingante all’ affilato dialogo chitarra / sax che conduce ad un tema finale di stampo rotiano, e “Des Bains” è una ballad marcata dal sax che la chitarra fa volare alta fra le galassie.

Alla prossima, personalissima avventura, in compagnia del NeXt Quartet.

Il quartetto a Padova nel 2022 impegnato in un brano tratto dal precedente cd “Ambush”

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