L’eredità di un gigante – Gil Evans Project – Live at Jazz Standards Vol.2

THE GIL EVANS PROJECT – Shades Of Sound: Live At Jazz Standards Vol.2 – OIM

Supporti disponibili: CD – LP – Digital Download

Il Gil Evans Project, ascoltato anche ad Umbria Jazz qualche lustro fa, nasce dal desiderio del compositore/produttore Ryan Truesdell di restaurare ed eseguire la musica di Gil Evans direttamente dai manoscritti originali del suo assai prolifico autore.

Va detto che Truesdell è la persona più titolata per farlo, personalità certamente di stampo accademico, ma sincero apostolo ed esecutore testamentario di Gil. Infatti, per decenni, l’unico modo per eseguire la musica di Gil Evans è stato attraverso trascrizioni, a volte imprecise, a volte fin troppo creative delle sue partiture. Ma come tutti sanno la magia della sua scrittura affonda nei dettagli, nell’uso dell’armonia, in una strumentazione molto specifica, fondamentale per ricreare quella magia, quel suo approccio unico all’orchestrazione, che si avvale d’una struttura ritmica e notazionale dettagliatissima. Insomma se oggi vogliamo trovare il Gil Evans puro, bisogna abbeverarsi a questa fonte, che con il pieno appoggio della famiglia Evans, e sulla scorta per esempio della Mingus Dinasty, riporta le partiture originali con precisione, affidandola a jazzisti di gran classe e talento.

L’incisione risale ad una live del 2014, in sostanza riprende da dove era finito il precedente “Lines Of Colour”, l’ensemble allinea grossi calibri come il compianto Frank Kimbrough (1956-2020) al piano, ed è meraviglioso ri-ascoltarlo in azione, Donny McCaslin al tenore, Steve Wilson al clarinetto, Scott Robinson al baritono e Lewis Nash alla batteria, giusto per citare i nomi più noti. “Spoonful”, “Barbara Song” e “The Ballad of the Sad Young Man” sono composizioni celebri, da Greatest Hits, mentre 4 brani sono inediti e possono essere ascoltati qui per la prima volta, come “Neetie’s Blues”, che proponiamo all’ascolto in chiusura di pezzo, due pagine di musica scovate tra manoscritti dimenticati di fine anni ‘60 che consentono alla band di mettere mano allo humour e alla vivace complessità sviluppata anche in un semplice blues declinato dai legittimi eredi di un genio assoluto, Gil Evans.

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