Fulmini a Kansas City

Se si guarda alla vita di Bird, si vede quanto la sua musica fosse collegata alla vita che faceva…Si rimaneva a bocca aperta sentendolo discorrere con qualcuno di libri, di filosofia, di religione o di scienza, di cose serie, insomma. Preparatissimo.

Un attimo dopo, era in qualche angolo buio che beveva da una bottiglia dentro un sacchetto di carta, in compagnia di qualche avvinazzato. Ecco, è proprio questo che veniva fuori quando suonava: toccava il livello musicale più intellettuale e astratto, poi faceva dietrofront, et voilà, e suonava il blues più sbracato e funky che si potesse immaginare.

Un impresa per chiunque altro, passare da quella raffinatezza a quel genere di blues, ma per Charlie Parker era una cosa da niente, come aprire una porta.

Earl Coleman, intervista registrata, 1985, dal libro di Stanley Crouch Fulmini a Kansas City, L’ascesa di Charlie Parker

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