Jazz incerto, dunque, come i tempi che viviamo.
Shorter, tutt’ora in attività nonostante i suoi ottantacinque anni suonati (mai aggettivo fu più appropriato), ha infine trovato la sua dimensione ideale nella formazione del quartetto classico e acustico senza fare più uso di strumenti elettrici.
Il suo lavoro attuale, nonostante lui faccia parte a pieno titolo della storia del jazz e possa adagiarsi comodamente su uno qualunque degli stili che ha già percorso, è una nuova avventura con la quale si rimette in gioco.
I tre musicisti che lo accompagnano sono eccezionali e hanno un atteggiamento nei suoi confronti non solo di rispetto per la grandezza del leader, ma si direbbe quasi di gratitudine per essere associati ad un progetto di cosi’ alta levatura artistica.
Questo quartetto può non piacere o risultare ostico all’ascolto, ma, se messo a confronto con quanto si suona in giro di questi tempi, farebbe risultare qualunque musica più che superata.
Antonio Marangolo, Wayne Shorter e il jazz incerto, Mimesis edizioni
Libretto prezioso, quello di Marangolo. Con uno stile lineare e conciso dice cose molto profonde non solo su Shorter, ma anche su tutto il mondo della musica afroamericana. Quanto a Shorter, solo tra un po’ apprezzeremo appieno la sua statura soprattutto di compositore (vedi l’affascinante Emanon, soprattutto nei suoi brani orchestrali). Milton56
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