Quando conosco qualcuno, tra le primissime domande che pongo c’è “Cosa ascolti?”: a volte la risposta è già lì prima di essere pronunciata, perché l’istinto mi suggerisce qualcosa, è come veder sventolare una bandiera a chilometri di distanza, so che non resterò delusa. Quando non è così, perdo interesse, che ci posso fare: ma sarà giusto giudicare gli altri in base ai loro gusti musicali? Visto che ci si trova a condividere porzioni di vita con persone che non sempre condividono la nostra stessa discografia, penso sia utile provare ad individuare delle specifiche categorie per orientarsi nel mare magnum di ascoltatori dalle scelte casuali, estreme o obsolete.
Unknown Pleasures: è la persona che la nicchia è troppo mainstream, lei ascolta solo gruppi armeni o polinesiani, sì hanno fatto solo un disco ma seminale, soprattutto quello strumentale tutto uguale che dura sei ore. Nel caso non siano incredibili fake che tornati a casa si sparano Lady Gaga a palla, risultano poco pericolose. Tu sei troppo commerciale e loro ti snobbano, parlano con te di musica per cinque minuti solo per ribadire la loro superiorità, poi ti lasciano guardandoti male. Con la giusta dose di ironia, di cui sono notoriamente privi, puoi metterle fuori gioco in pochi minuti.
Pornography: è la persona protagonista dell’articolo, quella che ha gusti musicali diametralmente opposti ai tuoi, e per giunta brutti. Così brutti da farti impennare la pressione ogni volta che te ne parla. Di fronte alle sue esternazioni ti senti dannatamente combattuto tra l’intraprendere un’opera missionaria e iniziarla ai veri piaceri della musica o urlarle poderosamente in faccia che non capisce nulla. Di solito accade la seconda, ma nei rari casi in cui si verifica la prima, il nostro delirio di onnipotenza arriverà alle stelle e, se riusciremo davvero nell’impresa, sarà come aver salvato un povero stolto dalla tempesta della sua ignoranza. Un miracolo, un atto d’amore.
Restano fuori da questa classificazione tutti quelli che hanno ottimi gusti, ma non necessariamente uguali ai nostri. Sono le persone con cui ci confrontiamo volentieri, con le quali possono nascere discussioni assolutamente produttive, e che spesso ci spingono ad aprire la mente (e le orecchie) a generi che non fanno parte del nostro background.
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Non bisognerebbe mai giudicare le persone in base ai loro pur pessimi gusti musicali, è quel tipo di sciocchezza che farebbe solo un fan di Kenny G o di Giovanni Allevi. Perfino tra gli amici più intimi e collaudati è possibile, anzi, è normale che ci siano vedute diverse sulla musica e sui suoi protagonisti. Dovete sapere che qui, nella redazione di TDJ, ci sono persone che al solo sentir nominare Cecil Taylor evocano l’intervento dell’esorcista. Viceversa se per caso qualcuno pronuncia il nome Wynton, immediatamente dopo la rituale genuflessione molte voci rispondono in coro: sempre sia lodato !
E’ ovvio che in un ambiente cosi’ malsano spacciarsi per Unknow Pleasures è un piacere sottile che non posso negarmi, e consigliare a tutti i malcapitati marsaliani il cofanetto di 13 album di sola cornamusa di John O’Collion o il sestuplo Electric Saw di James Woodman è obbligatorio, naturalmente con l’aria di chi li considera irrinunciabili ad una sana e corretta convivenza redazionale.
Una avvertenza che è anche una seria richiesta: se tra chi mi legge ci fosse qualcuno interessato ad entrare in redazione e collaborare con noi, magari in quelle città dove siamo scoperti, ebbene, si presenti obbligatoriamente con questa t-shirt, desterà sicuramente molta impressione in entrambi i campi…