Probabilmente il nome di Gino Stefani dirà poco alla maggior parte degli appassionati di jazz, sopratutto ai più giovani, eppure l’anziano musicologo scomparso ieri a Roma è stato un personaggio influente nel campo della semiologia, nella pedagogia musicale, nella fondazione con Stefania Guerra Lisi della disciplina della globalità dei linguaggi, e, in un ormai lontano passato, come musicista a fianco di Giorgio Gaslini.
Anni fa ebbi l’opportunità di incontrarlo, purtroppo non di conoscerlo, durante la festa conclusiva del master di MusicArTerapia a Roma, specializzazione conseguita da mia figlia. Nel suo corso lui insisteva su due figure preminenti del novecento musicale: Luciano Berio, di cui fu amico per tutta la vita, e John Coltrane. Fatto questo che lo portava con curiosità e simpatia ad indagare sul motivo (religioso o musicale ?) del nome (Naima) di mia figlia.
Oggi solo Il Giornale della Musica lo ricorda con le parole di Jacopo Tomatis:
Era entrato in coma qualche giorno fa, Gino Stefani, ed è morto ieri (7 aprile) a 89 anni, a Roma.
Musicista (era diplomato in composizione, polifonia vocale e clarinetto) e musicologo, semiologo della musica e tra i fondatori della disciplina in Italia, Stefani è stato un protagonista – spesso in disparte – del secondo Novecento musicale italiano; un modello di intellettuale civile, impegnato ma allo stesso tempo lontano dal “mainstream” politico (e, in fondo, anche musicologico).
Nato nel 1929, dopo la guerra Stefani comincia presto a suonare il clarinetto in numerosi complessi, e nel 1948 è a fianco di Giorgio Gaslini, con cui incide alcuni dischi pionieristici per gli sviluppi del jazz italiano. Negli anni successivi diventa anche autore di canzoni (per esempio per Nicola Arigliano e Joe Sentieri).
Nel 1977 Stefani entra al DAMS di Bologna, dove rimane fino al 2001. La sua disciplina è la semiologia della musica, che lui stesso contribuisce ad affermare, soprattutto in Italia. Il suo modello della «competenza musicale», delineato nei primi anni ottanta, rimane ancora oggi grandemente efficace e influente, e contribuisce a fare di Stefani anche uno dei pionieri dei popular music studies in Italia.
Si dedica in seguito anche alla musicoterapia, e dal 2002 è Roma, dove coordina il Master in MusicArTerapia a Tor Vergata, collaborando soprattutto con Stefania Guerra Lisi (sua compagna).
Il suo magistero – per i molti suoi allievi – rimane un modello di impegno civile e apertura mentale, per la comprensione del mondo in cui viviamo, attraverso il suono.
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