Radio Days. Again…..

Coleman ed Izenzonmetà dell’insolito quartetto che ci regalerà Mamma RAI…. 

Ancora una volta segnalo l’aggiornamento della ‘finestra Radio’ presente in fondo alla pagina del blog, e non per pedanteria, ma in considerazione del fatto che di qui a qualche giorno si annunciano appuntamenti veramente ghiotti.
Il crescendo comincia con stasera, con il concerto di Terje Rypdal, autentico capostipite del chitarrismo norvegese e più in genere di area nordica. Il nostro, con alle spalle una movimentatissima carriera non solo di strumentista, ma anche di leader e compositore, carriera che lo ha visto spesso al fianco di Garbarek e soprattutto del grande George Russell nei suoi ultimi anni, è affiancato da una band tutta scandinava, in cui spicca Palle Mikkelborg alla tromba. Adepti dell’algido suono ECM (Rypdal è una sua colonna da tempo immemorabile) siete avvertiti.
Il 25 aprile, ahimè in notturna (inizio ore 24….., indomani lavorativo, mah!), è di scena il Marc Ribot di ‘Song of Resistance’, alla testa di un quintetto che comprende l’ottimo e versatile Nasheet Waits alla batteria: decisamente siamo discesi di parecchi paralleli, questa è la prima di una serie di registrazioni che vengono dal vitale e ruspante Festival di Saafelden, che ad onta delle scelte spesso audaci e rigorose, non perde le caratteristiche di una grande festa della musica afroamericana ed improvvisata quale continua ad essere da molti anni.

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Una flautista imprescindibile, già ‘Presidenta’ dell’AACM…

Sempre dalla vispa Saafelden ci giunge martedì 30 aprile (Deo gratias in orario non da insonni, 20:30) la registrazione del concerto di Nicole Mitchell alla testa del composito ed esoterico ensemble che ha licenziato l’ambiziosa suite “Mandorla Awakening: Emerging World” pubblicata su disco FPE (una specie di araba fenice…, fortunatamente reperibile in streaming per orecchie aperte e curiose). Com’è noto ai ‘fedelissimi’, sulla Mitchell sono in conflitto d’interessi e quindi mi limito a poche, oggettive notazioni: oltre ad essere una fuoriclasse del flauto (forse la maggiore solista dello strumento, dopo l’eclisse di James Newton dalla scena jazzistica), la Mitchell sta emergendo sempre più marcatamente come compositrice per ensemble non convenzionali ed ispirata da affascinanti aspetti della cultura afroamericana ben poco noti da noi (ad esempio, il c.d. movimento afrofuturista): considerate poi che, con tempi che corrono, ben difficilmente la riascolteremo alle nostre latitudini, men che mai con un organico così articolato . Infine, concedetemi almeno una piccola sortita da vecchio fan: nel disco realizzato in studio dall’Art Ensemble of Chicago per il suo cinquantennale – “We are on the edge”, PI Recordings – mi sembra di sentire la sua mano nell’impostazione e nella struttura (è presente nella formazione come flautista).
Come negli spettacoli di fuochi artificiali, il meglio viene alla fine: nella stessa serata del 30 aprile, dopo il concerto della Mitchell, largocirca alle 23:00, la Giornata Internazionale del Jazz viene solennizzata con una cosa che si presenta da sola: un live registrato a Roma nel 1968 da un insolito quartetto di Ornette Coleman, con Haden ed Izenzon entrambi al basso (!!), e Blackwell (!) alla batteria. Ancora una volta, e senza ritegno,  mano ai ‘dispositivi’, mi raccomando! Milton56

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