“La curiosità di una vita circa il posto dell’uomo nell’infinito”. Mosso da questa forza interiore, in una composizione del poeta statunitense Robert Frost, l’agricoltore Brad McLaughlin decide di dare alle fiamme la propria tenuta per riscuotere dall’assicurazione una somma da destinare all’acquisto di un telescopio. E passare il resto della vita a contemplare stelle e pianeti, spezzando il legame quotidiano con la terra per sposare una prospettiva romantica e cosmica, da condividere con i propri concittadini e con lo stesso autore. Negli ultimi versi della poesia, Robert Frost sembra riassumere il senso di quell’esperienza, lasciandoci a riflettere davanti a quella domanda iniziale:
“We’ve looked and looked, but after all where are we?
Do we know any better where we are,
And how it stands between the night to-night
And a man with a smoky lantern chimney?
How different from the way it ever stood?”
Dove siamo, viene da chiedersi, alla fine di “Star Splitter” l’esibizione di Gabriele Mitelli e Rob Mazurek al Festival Fabbrica Europa di Firenze nel 2018, ora raccolta su disco da Clean Feed, che dalla poesia di Frost ha preso il titolo e lo spunto creativo? Di certo in un universo parallelo a quello “normale”, dove le voci strumentali ed umane dei due protagonisti, sono elementi paradossalmente alieni su uno sfondo di suoni e rumori elettronici, incrementato dalle registrazioni addizionali di Cristiano Calcagnile, che costituisce il panorama sonoro delle quattro composizioni cosmiche presentate. Il viaggio inizia fra le nebbie elettroniche di “Venus” dove una tromba abbandonata nel vuoto cosmico lancia il suo lirico eloquio, quindi incontra le sghembe figure ritmiche di “Mercury”, fra esplosioni e lampi sonori ed uno spiazzante gioco di multipli fra i due fiati che deflagra in un finale noise. Si prosegue verso “Mars”, la sezione più lunga ed articolata, dove una voce umana dalle cadenze ancestrali viene presto sostituita da un incalzante loop elettronico che fornisce le basi al lungo dialogo finale delle trombe. Tappa finale “Uranus”, con le sue sabbie mobili elettro acustiche sulle quali si sprofonda verso un inferno ritmico degno degli incubi di Aphex Twin. L’intesa fra Mitelli e Mazurek converge nella creazione di una musica “altra”, che prescinde da codici e riferimenti predefiniti, e si propone come atto di pura creatività istantanea, pur preservando identità strutturale e sviluppo narrativo ben riconoscibili. Un viaggio non solo per i sognatori come Brad McLaughlin.
Visti in concerto a Brescia, i gesti, insieme alla musica, rendevano evidente che il progetto si fonda su una specie di “sciamanesimo” elettronico di grande efficacia, che a mio parere nelle parti di tromba molto deve a Don Cherry (chissà se li avesse avuti lui questi aggeggi…)
Una considerazione extramusicale: il CD dura meno di 40 minuti, durata ovviamente compatibile con la durata della stampa in LP. Una scelta commerciale (si vede anche altrove) che mortifica il CD e forse ne anticipa la fine.
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