The British Jazz explosion

 

Se è necessario individuare il momento in cui è apparso chiaro che qualcosa di incredibilmente nuovo stava succedendo nella musica jazz britannica, sarebbe difficile non scegliere l’album di Binker e Moses Ones Dem del maggio 2015. Pubblicato da Gearbox , un’etichetta indie di Londra, le cui precedenti uscite erano state principalmente  restauri di livello audiofilo di sessions di venerabili artisti del jazz britannico come Michael Garrick o Joe Harriott, Dem Ones e’ stato un fulmine a ciel sereno apparso ad un pubblico del tutto ignaro. Due giovani sconosciuti, apparentemente estranei alla scena jazzistica ortodossa, pubblicano una torrenziale musica per sassofono e batteria senza esclusione di colpi Perché? Per chi? E chi erano Binker Golding e Moses Boyd comunque?

Nulla viene dal nulla e la nuova generazione di artisti che è recentemente emersa sulla  scena londinese ha una lunga storia alle spalle. Voci di spicco come Golding e Boyd, la tenorista Nubya Garcia, la trombettista Sheila Maurice-Grey, il chitarrista Shirley Tetteh e molti altri sono usciti da un continuum di organizzazione, concerti e insegnamento del jazz a Londra che per decenni e senza interruzioni ha prosperato, anche se la musica jazz periodicamente ha subito eclissi sia da un punto di vista commerciale che di popolarità. Il momento presente rappresenta un flusso improvviso di nuova energia che proviene da una corrente carsica che non ha mai smesso di fluire, sebbene possa essere stata sotterranea e poco visibile ai più.

 

Anche se la new wave si è concentrata nei club, nei pub e nelle jam session, i musicisti che la rappresentano per la maggior parte sono usciti  dal conservatorio. Boyd, Garcia, Maurice-Grey, Cassie Kinoshi del SEED Ensemble, Femi Koleoso e Joe Armon-Jones di Ezra Collective, Emma Jean-Thackeray,  tutti hanno studiato al Conservatorio di musica e danza Trinity Laban nella zona est di Londra; Binker Golding e l’onnipresente Theon Cross si sono laureati alla Guildhall, così come il musicista più anziano e forse più famoso della scena londinese, il sassofonista Shabaka Hutchings.

Per la maggior parte dell’attuale generazione di musicisti londinesi un’influenza altrettanto significativa è costituita dal tempo trascorso a suonare con Tomorrow’s Warriors, l’organizzazione educativa e fonte di nuovi talenti  fondata dal bassista Gary Crosby e da Janine Irons nel 1991 come  modo per continuare l’eredità della leggendaria grande band dei Jazz Warriors.

L’importanza di Tomorrow’s Warriors per il jazz nella capitale è impossibile da ignorare. È stato un ponte tra l’attuale comunità interconnessa e solidale di giovani musicisti jazz e l’ethos, la saggezza e l’esperienza degli originali Warriors. Quasi tutti i giovani musicisti sopra menzionati hanno lavorato con l’organizzazione e la sua importanza è riconosciuta da tutti.

Generazioni di alunni trasmettono le loro conoscenze a coloro che seguono; due recenti esempi di questa collaborazione intergenerazionale vedono la produzione del compositore e sassofonista Jason Yarde per il debutto del SEED Ensemble di Cassie Kinoshi, Driftglass (jazz re: freshed, 2019), e la regia e la produzione di Shabaka Hutchings per l’album We Out Here (Brownswood, 2018), per non parlare della presenza in generale dello stesso Shabaka come punto di riferimento e del suo invito a musicisti più giovani, tra cui Theon Cross, nel suo gruppo Sons of Kemet. Lo stesso Hutchings fu incoraggiato a suo tempo da un altro laureato di Tomorrow’s Warrior, il sassofonista Soweto Kinch.

I successi e le innovazioni apportate dalla nuova generazione sono interamente individuali, ma l’eredità e la mentorship dei Jazz Warriors riecheggia fragorosamente all’interno di una scena che è fiorita alimentando sia nuove voci sia nuovi spettatori. 

Il principale ispiratore di questi cambiamenti è il tenorista, clarinettista e band leader Shabaka Hutchings. Il più importante musicista emerso da Tomorrow’s Warriors negli ultimi decenni, Hutchings è l’anima di tre acclamati gruppi: i vincitori del premio MOBO, Sons of Kemet, il supergruppo jazz sudafricano Shabaka And The Ancestors e gli esploratori prog-jazz The Comet is Coming. Instancabile, inventivo e acclamato a livello internazionale, Hutchings è attualmente l’artista più visibile nella musica jazz del Regno Unito, e il suo lavoro è particolarmente apprezzato da una generazione più giovane. Da poco ha firmato per la storica label Impulse, connettendo un pubblico trasversale, ben oltre il jazz standarizzato, attirando gusti nuovi e travalicando le convenzioni di genere esistenti. Indubbiamente basato sulla tradizione jazzistica, ma si tratta in gran parte di una musica genuinamente nuova. 

Attraverso la forza della sua visione e l’ampiezza del concepimento in termini musicali ha coinvolto e conquistato il pubblico Tutto ciò conferma che si tratta di una crescita naturale per coloro che sono cresciuti in un ambiente musicale più stimolante che mai, e dove gli ascoltatori si sono dimostrati aperti a nuovi suoni e a nuove idee. La playlist e l’algoritmo hanno alterato la nozione stessa di genere; una cultura di ristampa a valanga ha diffuso rapidamente mezzo secolo di musica dimenticata e inascoltata in tutto il mondo, tutto in una volta. Il purismo di genere non è solo indesiderabile, non è nemmeno più possibile.

Molti dei nuovi musicisti testimoniano che il pubblico giovane ha preconcetti, considerando il “jazz” come musica soffocante, elitaria o irrilevante.Ma tali idee si inceneriscono al contatto con il suono diretto e l’energia pura di gruppi come Kokoroko o Sons of Kemet . Indipendentemente da ciò che potrebbe essere taggato all’interno di un  algoritmo, la musica ha superato questi preconcetti attraverso la presenza dal vivo e l’urgenza sonica.

‘Jazz’ o no, se fai musica fresca e con il cuore, le persone risponderanno.

Scritto da Francis Gooding con illustrazioni di Aleesha Nandhra

Liberamente tradotto e ridotto, invito ad una lettura completa al link seguente:

http://sites.barbican.org.uk/britishjazz/?fbclid=IwAR16y0bKLHQBuceTsvxr7F803GjQ1ZPBoRIouF2MqaSGYMqyyxi3KhueKVU

2 Comments

  1. Invece di tradurre articoli superficiali, incompleti, insignificanti (qualcuno potrebbe capire in che cosa consiste la nouvelle vague musicale inglese da tale scritto?), non sarebbe meglio scrivere in proprio un contributo più accurato e approfondito? Insomma, stupidaggini vengono scritte anche oltre i nostri confini, non vi è ragione -però- per importarle.

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