“Following the military invasion of northern Syria and the armed aggression of the Kurdish people by the Turkish Army, it is not possible to stand by and watch the act of war in a region where civilians are bombed and their cities destroyed”
Questo è l’inizio di un appello internazionale che chiede l’immediato cessate il fuoco ed il ritiro delle truppe turche dal territorio curdo siriano.
Dopo una profonda valutazione di quello che sta accadendo in Siria, l’Art Ensemble of Chicago ha preso la non facile decisione (immagino quanti problemi contrattuali da risolvere) di cancellare il previsto concerto del 18 ottobre a Istanbul.
La scelta di Roscoe Mitchell e degli altri componenti della band è stata annunciata durante il concerto a Vilnius ed è stata accolta dagli applausi del pubblico presente.
Difficile per me dare un giudizio più approfondito della decisione dell’AEOC: sarei propenso emotivamente a solidarizzare con la loro scelta, ma non si può dimenticare che a monte rimane il fatto che il via libera ai turchi è venuto dallo stesso presidente americano che con un tweet ha deciso la sorte di centinaia di migliaia di persone.
Il fatto che ci siano delle responsabilità condivise da parte dell’amministrazione Trump sull’origine e l’evoluzione di questa situazione non significa sminuire l’aggressione militare da parte turca. E poi il fatto che siano americani non significa che debbano condividere la responsabilità di Trump per le sue scelte.
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Assolutamente d’accordo, ma le tue considerazioni potrebbero valere anche per i jazzfans turchi, non necessariamente filo Erdogan, e penalizzati dalla cancellazione del concerto
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Assolutamente d’accordo con Rob. Dubito assai che un uomo come Erdogan si dolga granchè dell’assenza dell’Art Ensemble dai palcoscenici turchi, anzi…. questo tipo di regimi, che punta ad un capillare controllo dell’opinione pubblica (sinora tra le sue principali vittime interne si annoverano insegnanti e giornalisti) può molto facilmente rivolgere a suo vantaggio propagandistico forme di platonico boicottaggio culturale come questo. Che viceversa lascerà
oppositori e dissidenti sempre più isolati ed assediati dalla pervasiva retorica di regime. Se poi dovessimo far l’elenco di tutti quelli che hanno sulla coscienza l’l’oppressione dei curdi (che rimonta ormai a vari decenni fa), troveremmo l’Italia in prima fila (non solo massicce forniture di armi ed assistenza militare, ma anche rilevanti investimenti industriali e finanziari, cospicue delocalizzazioni produttive etc.). Ellington ed Armstrong venivano in tourneè nell’Italia degli anni ’30…… Milton56
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