“Qualcosa di italiano”, richiesta semplice di Wynton Marsalis a Stefano Di Battista, sassofonista romano, unico jazzista italiano invitato alla Maratona del jazz “Worldwide concert for our culture”, in programma mercoledì 15 aprile alle 19,30 ora di New York, due ore di performance casalinghe, visibili sulla piattaforma di Jazz.org, su Facebook e YouTube, con i rappresentanti del jazz di tutto il mondo, scelti personalmente da Marsalis.
“Qualcosa di italiano”, e Di Battista sapete cosa ha scelto? “Ho pensato di proporre “O sole mio”, perché è una canzone antica, anche quella molto conosciuta in America, e poi perché era una sfida, ho provato a trasformarla e ora è diventato un pezzo jazz. Ma Wynton è proprio uno di quelli che insegnano che tutto può essere trasformato in jazz“.
Fonte: http://www.napoli.com/44810
Ricordo a tutti gli appassionati nottambuli che il concerto inizierà alla una e trenta della prossima notte, ora italiana. Detto questo, e ribadita la mia stima a Stefano Di Battista come musicista, mi permetto di dubitare sulla bontà della sua scelta. O Sole mio ha identificato l’Italia, o perlomeno una sua parte, per almeno un secolo. Quasi come la traide pizza, mafia e mandolino. E’ tempo di cambiare. E’ ora di mostrare al mondo che anche in Italia è possibile il cambiamento, e che, sopratutto, O Sole Mio appartiene al passato e non ci rappresenta più. O perlomeno ci rappresenta ma esclusivamente presso i nostri emigrati negli States, abbarbicati ad una visione del nostro paese statica e di gran lunga superata dalla realtà.
Proporre di nuovo questa immagine logora non credo sia un buon servizio ne al paese reale ne ai suoi splendidi musicisti. Credo che sarebbe stato possibile fare scelte più adeguate, stavo per scrivere coraggiose, ma penso che qui il coraggio (a rovescio) consista proprio nell’insistere su una foto ingiallita. Aprite le finestre e fate entrare aria fresca, cari e bravi musicisti italiani, fate capire al mondo (e a Marsalis…) che le cose cambiano, sopratutto per chi vive e suona una musica che esprime libertà e innovazione costante.
Assolutamente d’accordo. Scelta veramente banale ed inopportuna. Senza svolazzare più di tanto, si poteva facilmente riandare a quello che per molti jazzmen d’oltreoceano è ormai uno standard acquisito: “Estate” di Bruno Martino… Comunque nessuno più bravo di noi ad (auto)crocifiggerci ai cliches più frusti…. Milton56
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