La musica ebraica non mi è mai piaciuta. (…) Ho provato , ma non ha mai funzionato sul serio.
Ho fatto un disco nel maggio 2000 per la Tzadik, l’etichetta di John Zorn, quella con la stella di Davide sulle note di copertina. Diceva di voler far uscire la mia natura ebraica. E’ una delle sue missioni nella vita. Mi ha mandato alcuni dischi della sua etichetta, tra cui in disco in solo di Steve Lacy, molto bello.
Ho letto le note di copertina, e Steve confessava di essere un ebreo che teneva nascosta la sua identità. Non l’avevo mai saputo, davvero. Alla fine si sentiva sollevato che finalmente fosse venuto fuori. E pensavo: “E’ questo quello che sto per fare ? Vediamo un pò, mio padre si chiamava Abraham e mia madre Anna, e via dicendo.” Cosi’ abbiamo fatto il disco, e quando poi l’abbiamo ascoltato John ha detto :” Credo che lo mettermo nella sezione jazz, quello ebraico lo fai la prossima volta.” Quindi è uscito per la Diw con il titolo Some New Stuff.
Tratto dal libro L.Konitz, Conversazioni sull’arte dell’improvvisazione, Andy Hamilton