Dewey, un grande sottovalutato

Quattordici anni fa, il 2 settembre del 2006, si spegneva Dewey Redman , musicista straordinario e uomo schivo. I media solitamente dedicano attenzione solo alla scomparsa dei big della musica, ma Dewey un grande lo è stato veramente : a lungo nel quintetto storico di Ornette Coleman, nel quartetto di Keith Jarrett, co-fondatore di Old and New Dreams con Don Cherry, poi nei gruppi di Charlie Haden e Pat Metheny.

In tutti questi contesti il suo contributo è sempre stato di prima grandezza. Solo la discografia a suo nome , scarna e di non facile reperibilità, non rende giustizia al valore del sassofonista. Vorrei ricordare l’uomo ed il musicista con due contributi : il primo è un video amatoriale che riprende Joshua, giovane e promettente sassofonista e figlio di Dewey, mentre rende un omaggio solitario al padre durante il Memorial Concert dedicato a Redman.

Il secondo tributo è “rubato” dal numero 37 di Jazzit. Sono i ricordi di Rita Marcotulli, a lungo pianista nel quartetto di Dewey, raccolti da Vincenzo Martorella.

I REMEMBER DEWEY

Ho suonato con Dewey per quindici anni. L’ho conosciuto in Francia. Al tempo suonavo con Michel Benita, e Dewey fu ospite in due dischi che incidemmo con quel gruppo (c’era anche Aldo Romano). Una volta mi disse che gli sarebbe piaciuto suonare con me : “I’ll call you in my band !”. Pensai che fosse la solita cosa che si dice in questi casi. Invece no ! Mi chiamò davvero. E iniziò questa storia fantastica. Il ricordo più forte che ho di lui è quello del personaggio di un cartone animato : uno degli uomini più divertenti che abbia mai incontrato in vita mia. E non sono l’unica a pensarla cosi’ : quando parlo con musicisti che hanno suonato con Dewey, tutti pensano la stessa cosa. Recentemente ho incontrato Pat Metheny e abbiamo ricordato episodi. Dewey era davvero un cartone animato: divertentissimo ma con una grande poesia. Il rimpianto di tutti è che Dewey avrebbe meritato molto di più di ciò che ha avuto, perchè era un uomo onesto, onestissimo. E’ ha fatto la storia del jazz: ha suonato con Ornette, col quartetto di Jarrett, con l’80/81 di Metheny, sempre con quel suo suono particolare e bello. Mi piace sempre ricordare una cosa che mi ha insegnato.Una volta mi raccontò che aveva chiesto a Coltrane lezioni di sax. Trane gli rispose che si, gliele avrebbe date, ma solo un quarto d’ora, di tanto in tanto, perchè era molto impegnato non solo a suonare, ma a studiare. Dewey allora andava in hotel, da Trane, e questi non faceva altro che suonare. Dewey alla fine si arrabbiò, ma come, diceva, vengo qui da te e tu non mi dici altro che devo studiare e non fai altro che suonare ? Soltanto dopo, disse, aveva capito quale fosse il vero insegnamento di Coltrane : e cioè che se avesse studiato le stesse cose che studiava Trane avrebbe suonato come lui, senza sviluppare un proprio stile personale…

Una volta invece raccontò una cosa stupenda. Disse : “Ieri sera, mentre suonavo, ho visto una nota uscire dal sassofono, cadere per terra e morire. Cazzo, ho ucciso una nota !” L’ultima volta che l’ho visto è stato in agosto (2006). Da quando aveva sessant’anni abbiamo quasi sempre festeggiato il suo compleanno insieme, suonando, e l’ultimo è stato proprio quest’anno. Eravamo in Germania, abbiamo celebrato i suoi 75 anni, e lui stava bene : era il solito cartoon, ci ha fatto divertire come sempre. Eppure un velo di tristezza nei suoi occhi c’era. Per me lui è ancora li, a New York, a casa sua.

From left to right: Dewey Redman, Makanda Ken McIntyre, Charlie Haden, Amina Claudine Myers and Paul Motian. This photo was taken at the Liberation Music Orchestra’s “Dreamkeeper” recording session, April, 1990. Photo by Cheung Ching-Ming

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