“Arriva dunque un festival del jazz che va testato: avrà un pubblico magari meno numeroso, ma le serate non saranno solo per ‘addetti ai lavori’.
Ecco, quando leggo frasi cosi’ concepite mi va di traverso l’aperitivo. Quando mai un festival jazz è per “addetti ai lavori”? Mi risulta che un festival sia per gli appassionati e per tutti coloro che a vario titolo e motivo vogliano avvicinarsi e conoscere questo tipo di musica. Chi pronuncia parole siffatte, anche se si tratta dell’amministratore delegato della società che sponsorizza il festival, dimostra di non conoscere e sopratutto di non amare questa nostra tanto bistrattata musica.
Allora fate le Music Nights o come cappero volete chiamarle, ma lasciate stare la dicitura “jazz”, che farà tanto fico ma che a quanto pare è usata a sproposito in buona parte delle occasioni. Non mi risulta che le rassegne di musica cameristica o lirica organizzino serate per non addetti ai lavori. Svilire il senso ed il significato di un festival già dalla presentazione giusto per farsi belli con lo scomparso famoso di turno da omaggiare non fa altro che richiamare un pubblico disomogeneo, allontanare chi crede che la musica sia affare serio e non pubblicità da dare in pasto ad ignari.
Mi rendo conto che le mie sono solo parole al vento, senza l’outlet munifico non ci sarebbe musica, ma mi sono stufato di questa ignoranza, tra l’altro proclamata quasi fosse atto dovuto. Non vi piace il jazz? Bene, organizzate la sagra della rana e invitate Al Bano, vedrete che tra i piedi non avrete più alcun “addetto ai lavori.”
P.S. Due parole anche sull’articolo in questione: sgrammaticato quanto basta e con giusto un pizzico di esagerazione. Fresu un gigante della tromba? Chissà come si potrebbero allora classificare Lee Morgan, Booker Little, Woody Shaw, Clifford Brown e qualche altra decina di veri giganti della tromba che la storia l’hanno scritta per davvero.