In viaggio da casa con Daniele Sepe

Chi conosce Daniele Sepe, sa che l’uomo è abituato ad andare dritto al punto. Ecco quindi che, costretto dalle circostanze attuali a limitare le apparizioni dal vivo, ha trasformato in disco, o meglio in files, quello che avrebbe dovuto essere un concerto – tipo della sua band di questi tempi. Scelta essenziale anche del titolo, “Lockdown”, presto sdoppiato in due volumi, tanto per chiarire circostanze e modalità della produzione, e della forma di distribuzione, un crowd funding tramite la piattaforma produzionidal basso, accessibile a questo link: https://www.produzionidalbasso.com/project/lockdown-1-un-album-registrato-dal-vivo-in-studio-o-meglio-un-concerto-visto-che-ci-e-difficile-farne-quest-anno/
In cambio della “donazione” di 10 euro (18 per entrambi i dischi) i files registrati e mixati alla frequenza di campionamento di 48000hz e con la profondità dei 24 bit, gli Mp3, libretti e copertine, nonchè gli spartiti di tutte le composizioni.
Il repertorio è, come spesso accade con il sassofonista napoletano, un piccolo giro del mondo in dodici brani, con tappe in diverse latitudini e culture, a bordo di una attrezzatissima macchina musicale alimentata dal jazz. Insieme a lui questa volta sono Tommy De Paola al piano e tastiere, Davide Costagliola al basso elettrico, Antonello Iannotta alle percussioni, Paolo Forlini alla batteria e la voce di Emilia Zamuner nel vol. 2.
Incontenibile ed onnivoro, Daniele Sepe sparge in mille direzioni i suoi semi musicali, creando, con i suoi dischi, dei piccoli vademecum per chi voglia approfondire gli spunti offerti, costruiti con la capacità, immutata negli anni, di accostarsi con rispetto ed affetto palpabile a composizioni originali scelte per assonanza al proprio sentire musicale e civile, salvo poi trasportare il materiale verso la dimensione dell’improvvisazione e dell’invenzione estemporanea, una formula che rappresenta forse il lato più originale del suo stile.
Lockdown vol. 1 parte dall’esplorazione di una serie di celebri temi cinematografici, con una piccola suite dedicata a Nino Rota filologicamente costruita a partire dalla marcia “La fogaraccia” che dopo una citazione da “Abatjour” canzoncina romantica degli anni ‘30, dolcemente si trasforma nel celebre tema di “Amarcord” chiudendo su un accenno de “Le manine di primavera”.
Le dinamiche timbriche e ritmiche caratterizzano il tema di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto,” con le percussioni ed il piano preparato a ricreare effetti tipici del suono di Ennio Morricone, come il samba de “La marcia di Esculapio” di Piero Piccioni tema del film con Alberto Sordi “Il medico della mutua”, con le tastiere in bilico fra suoni cheap e le raffinate esplorazioni del piano elettrico .

Dopo una tappa in Giappone con “Sakura” brano popolare trasformato in un valzer jazz modale, ed una in sudamerica con “Lunita Tucumana” di Atahualpa Yupanqui, brano sempre presente nei concerti di Sepe, qui anche alla voce, arriva il pezzo forte rappresentato da una scintillante versione del calypso di Sonny RollinsSt. Thomas“, omaggio alle origini ed all’infanzia del sassofonista statunitense. La versione di Sepe accompagna il brano di Rollins nei prediletti territori dei Weather Report epoca “Black Market” con il festoso clima caotico iniziale e l’esuberante scambio fra sassofono e tastiere che richiama il celebre dualismo Zawinul /Shorter.

Il secondo volume è, invece, dedicato ad alcune canzoni popolari riviste secondo lo stile e l’estro di Sepe, con la presenza della cantante Emilia Zamuner. “Bammenella” di Raffaele Viviani, “Fresca Fresca” e “Nu poco ‘e sentimento” canzone del 1925 di Lama e Villani appartengono entrambe al repertorio di Ria Rosa ed attingono alla tradizione napoletana. “Montilla” è invece una canzone venezuelana, che narra della storia del generale Mariano Montilla, presente al fianco di Simon Bolivar, mentre “Yerakina” trasporta dalla Grecia un celebre refrain che ricorderà uno fra i gruppi italiani più (pop)ular degli anni settanta.
Chiude una lunga “Tammurriata” che dalla forma conosciuta si trasforma in una lunga jam elettrica davisiana con citazione da “Shhh/Peaceful“. Più melting pot di così, difficile immaginare.

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