Forme in divenire : Bad Uok – Lateless

Batteria, pianoforte, trombone e Fender Rhodes. Cosa attendersi da una formazione così originale? “Il tentativo di far coesistere cellule ritmiche indipendenti, sovrapposizioni inconciliabili e mondi lontani” rispondono i protagonisti, l’ideatore del progetto, il batterista e compositore Andrea Grillini , attivo da anni nell’ ambito del jazz di impronta sperimentale, Andrea Calì (pianoforte), Leonardo Rizzo (fender rhodes) e Federico Pierantoni (trombone) , integrando il concetto con “l’idea di svincolare i quattro strumenti da un ruolo fisso“. La curiosità indotta da queste affermazioni è ben ripagata dall’ascolto di “Lateless“, secondo album del giovane quartetto Bad Uok, pubblicato di recente dall’etichetta germanica Trouble in the east a seguire l’esordio di tre anni fa per Auand dal titolo “Enter”. Una stampa in sole 150 copie in vinile ed in versione digitale. Fin dall’ascolto dei primi brani ciò che colpisce è, in effetti, il gioco di scambio dei ruoli fra gli strumenti, con il trombone che in “105 pt.3” disegna la linea strutturale della melodia e le tastiere che scandiscono la ritmica per poi congelarsi in una stasi meditativa e quindi, progressivamente, riacquisire una forma dalla marcata enfasi percussiva, con un finale che vede protagonista la batteria incorniciata dai rintocchi del piano elettrico. “Nails” si evolve su uno schema ritmico serrato cui contribuiscono tutti gli strumenti, fino a liberare il solo del pianoforte che rappresenta la spina dorsale del brano, in bilico fra l’accentuazione del groove e istanze free seguito da una ripresa del pieno strumentale. L’impressione, confermata dai brani successivi, e la ragione che rende ancor più interessante l’opera, è che il progetto di scomposizione assunto a manifesto programmatico tenda poi a confluire in una nuova costruzione dotata di personalità propria, per quanto anomala e non sempre immediatamente percepibile, quasi a bilanciare verso il secondo estremo la dicotomia fra libertà e forma.

Ecco quindi la title track aperta da un lungo soliloquio del pianoforte che diviene duetto con il trombone per poi assumere una sostanza post bop e quindi dissolversi in un gioco di piatti che sul finale si ricompatta in un dialogo /scontro tematico con le note del pianoforte. Ecco”Linea” aperta da un pieno del trombone che inaugura un sincopato groove oscillante fra enfasi e riflessione, “Adrencromo” ed il suo tema costruito su intervalli che sfocia in appassionante dialogo fra il pianoforte ed i trombone, con il rhodes a spargere riflessi metallici, “Ein Gluckicher Zufall“, ballad di grande profondità nella quale il solo centrale vede protagonista la batteria. Si conclude con il funk di “Fangst“, una potente macchina percussiva sulla quale si innesta un andamento da jam session con un bel piano solo bluesy in primo piano.

L’assoluta originalità della proposta rende difficile individuare esperienze cui sia possibile accostare i Bad Uok. A me vengono in mente, più che altro per formazione ad assonanze timbriche, solamente i Brainkiller trio originario del Texas che incise un paio di album per Rarenoise una decina di anni fa , per poi inabissarsi nelle nebbie dello psyco jazz .

Il disco è stato pubblicato da pochi mesi, ma riporta una session del 2015. Nel frattempo la band ha proseguito il proprio cammino sviluppando idee e facendo crescere i semi di quelle registrazioni. Alimentando, da parte nostra, una legittima curiosità per gli esiti che ne saranno derivati.

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