….dico solo che quando prendete queste posizioni, secondo me perdete tempo e fomentate discussioni di chiusura, che è proprio il contrario dello spirito del jazz, secondo me. Poi, a prescindere a quello che ci raccontiamo qui al bar, Umbria Jazz (che è una grande azienda e non un circolo filatelico) continuerà ad avere i suoi sponsor che chiederanno un concerto da 5000 persone, il più inclusivo possibile.
Commento su Facebook al post di Tracce di Jazz sul Sicilia Jazz Festival
Scrivere che il programma del festival jazz di Roncofritto fa cagare è divisivo? Vero. Ma tacere significa avvalorare scelte fatte non per passione ma per il tornaconto degli sponsor. In fondo lo scrivi pure tu nel commento ed è un dato di fatto dei festival “importanti” Prendere queste posizioni è una perdita di tempo? Sicuro. Non cambia nulla, ma vuoi mettere la soddisfazione di scrivere quello che pensi e poi verificare che non sei il solo? Lo sappiamo che un qualsiasi post di un solito noto prende migliaia di like e noi qualche decina, ma chi altri prende posizione su questo pur secondario argomento? Non i media generalisti per manifesta incompetenza, non i magazine del settore, per conflitto di interessi. Il jazz è sicuramente inclusivo, forse non quello nostrano così ricco di ripicche e malumori, ogni tanto però è bene scuotere quel volemose bene così retorico e falso e provare a raccontare una diversa versione dei fatti. Noi ci proviamo , siamo signori nessuno ma non abbiamo scheletri nell’armadio.
Foto di Andrea Palmucci: John Patitucci
Bello il maschio richiamo ad una logica aziendalista, l’unica religione non in regresso nel nostro secolo. Però varrebbe la pena ricordare che le aziende (quelle vere e serie) non possono abusare dei marchi che non gli competono, pena il ricorso alle carte bollate. Idem dicasi per ll confezionare cetrioli nel barattolo delle pesche sciroppate. Quanto ai concerti da 5.000 spettatori…. oggi cone oggi non è cosa alla portata nemmeno di Mandrake 🤣🤣
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