Caccia all’eretico

Sembrava una giornata come le altre, alla tivù tutte le illazioni sul prossimo presidente della repubblica, fuori un sole che nemmeno il mese di luglio, e poi il postino consegna il numero di gennaio di Musica Jazz, che, come tutti gli appassionati sanno, è foriero del Top Jazz, ovvero il riassunto del meglio dell’anno trascorso.

Apro la rivista e subito inciampo nell’editoriale del direttore, Herr Conti, che con inaudito cipiglio scaglia fulmini e oggetti contundenti  virtuali contro gli “inverecondi tentativi di restaurazione da parte di una fascia di tristissimi personaggi mossi soltanto dal più bieco interesse personale.”

Corro alle finestre per controllare, ma nessun disco volante in vista. Accendo il televisore, vuoi vedere che i cosacchi stanno abbeverando i loro cavalli in Piazza San Pietro, ma niente, nemmeno li’ pare esserci aria di restaurazione (però meglio restare in piazza e non entrare in Curia….)

Che si tratti di un messaggio cifrato a Silvio, impegnato nelle sue trecento telefonate al giorno ai peones elettori? In effetti il passaggio in cui Conti scaglia anatemi contro le “truppe cammellate dell’ignoranza” calzerebbe a pennello, ma forse mi sto sbagliando ancora.

Certo il magazine è diventato criptico come il suo direttore: da anni non sappiamo chi vota e per chi: avranno certamente buone ragioni per omettere, ma si sa, la mancanza di trasparenza è un cattivo servizio sia al lettore sia alla rivista. Andreotti penserebbe male, noi che non siamo mossi da bieco interesse ci stiamo ancora pensando .

E, sempre a proposito di trasparenza, ci chiediamo se non fosse stato meglio mettere in chiaro il problema, di qualsiasi natura e provenienza e magari lasciare ai lettori il giudizio sulla querelle. Sarà che a noi gli eretici, da Giordano Bruno a Cecil Taylor, sono sempre stati simpatici, ma cosi’ la rivista sembra un veicolo per mandare messaggi trasversali incomprensibili a chi la segue e la ama. I termini usati sono inquietanti, una scomunica in piena regola, un linguaggio che non credo faccia bene al mondo jazzistico italiano,  già poco praticante del verbo gandhiano.

Buona camomilla a tutti, tazza grande per il diretur !

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