Tracce Perdute – Leo Wright “Blues Shout”

LEO WRIGHT – Blues Shout (+ Suddenly The Blues) Essential Jazz Classic – Supporti disponibili: CD

Leo Wright e il suo jazz solare, calorico, espansivo, assai lontano da risacche intellettuali, mantiene un immutato feeling sull’ascoltatore del 2023. Sarà che questi dischi non sono stati macinati a dovere nemmeno quando uscirono, velocemente sommersi da nomi più celebri, più cool, più iconici, vacci a capire, fatto sta che messi sul piatto oggi conservano una fragranza ed un nitore esemplari, tenuto conto anche del nostro debole per il lato sentimentale/vintage di queste tracce perdute, e recuperate in questo caso dai tipi di Essential Jazz Classics con il canonico riversamento analogico nel formato stra-economico di “due Lp su di un CD”.

Sappiamo bene che non tutti i jazz fans approvano le politiche corsare di queste etichette che voracemente attingono a repertori che il tempo ha liberato da copyright, eppure riteniamo che queste edizioni da molti anni servano a colmare vuoti nelle nostre discografie, senza finire sul lastrico. Anche perchè se si volesse per esempio evitare questa edizione delle simpatiche canaglie e recuperare un cd originale versione Japan bisognerebbe mettere mano alla carta di credito Oro… https://www.amazon.it/Suddenly-Blues-Leo-Wright/dp/B0087535KM/ref=tmm_acd_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1698871047&sr=1-8 .

Insomma, con la marea di musica pirata che la rete diffonde a piene mani questa ci sembra una violazione formale, condonabile ma solo con ravvedimento operoso a suon di originali a prezzo pieno. Chi scrive si è fatto recapitare dai catalani di Jazz Messengers un pacchetto di cd in offerta speciale, tra cui spiccava questo in edizione digipack, finendo per ascoltarlo prima degli altri sia in auto che su di un impianto hi-fi casalingo e traendone ottime sensazioni: dinamiche piene, un riversamento perfettamente riuscito ed un Wright sugli scudi, da godersi senza alcun rumore di fondo anche quando suona, magnificamente, il flauto.

E dunque, a parte queste blande notazioni tecnico/commerciali che confermano la bontà dell’investimento ecco le formazioni in campo, rispettivamente nel 1960 e nel 1962.

BLUES SHOUT LEO WRIGH: Alto saxophone & flute 1-8: Tracks 5-8: RICHARD WILLIAMS, trumpet; JUNIOR MANCE, piano; ART DAVIS, bass; CHARLIE PERSIP, drums; GIGI GRYCE, conductor on 5-6. New York, May 25, 1960. On tracks 1-4: Same personnel except HARRY LOOKOFSKY, violin replaces Richard Williams. GIGI GRYCE, conductor. New York, August 29, 1960. Original sessions produced by Nesuhi Ertegun. 9-17:

SUDDENLY THE BLUES: LOE WRIGHT, alto sax & flute KENNY BURRELL, guitar; RON CARTER, bass; RUDY COLLINS, drums. New York, April 23, 1962. Original session produced by Nesuhi Ertegun.

Polistrumentista ricercato per la sua eccellente abilità al clarinetto ed ancor più al flauto, oltre che al sax contralto, Leo Wright cominciò giovanissimo in un gruppo di Charles Mingus e fu poi notato da Dizzy Gillespie in persona che lo volle accanto per un lungo periodo, portandolo in sala d’incisione varie volte, per esempio nel fondamentale “Gillespiana” del 1960 e poi in “New Wave” del 1963. Anche al sax contralto, nonostante l’incredibile concorrenza in azione nel periodo, il Nostro ha trovato comunque il modo di lasciare il segno in modo personale, distillando un ottimo blend texano carico di blues, swing e R&B, in qualche modo debitore stilisticamente dell’amato Johnny Hodges.

“Blues Shout” (1960) e “Suddenly The Blues” (1962) sono i suoi primi due dischi solisti e confermano l’importanza anche estetica d’esprimersi con immediatezza, come ebbe a dire disse lui stesso in un’intervista dell’epoca: “Dallo studio dei dischi di Parker e dal lavoro con Dizzy Gillespie, ho imparato che la semplicità, la chiarezza e l’organizzazione dei materiali sono le caratteristiche di una vera esecuzione jazz, per come la intendo io, qui non si tratta solo di suonare musica molto difficile”. Una dichiarazione d’intenti sviluppata in modo molto diverso nei due lavori qui racchiusi e presi in esame: nell’articolato “Blues Shout” operano infatti un quintetto canonico con Wright al contralto e Richard Williams alla tromba nella facciata B, mentre nel lato A il leader suona solo il flauto in un quintetto che vede protagonista il violino “classico” di Harry Lookofsky in una delle sue felici incursioni in territorio jazzistico, un incrocio delizioso messo a puntino dall’Atlantic che aggiunge interesse e peso specifico all’album. Da sottolineare la presenza alla conduzione ed arrangiamenti di un collega d’ance, Gigi Gryce. In “Suddenly The Blues” troviamo invece Wright in quartetto con Kenny Burrell ed un ancor più accentuata decontrazione nello swing che lo pervade, grazie soprattutto al lavoro instancabile del grande chitarrista, legato a Wright da una lunga e proficua collaborazione. Tutto è sotto l’egida del blues, ovviamente, e quel che ne esce è una blowing session preparata a dovere (non sembri questa una contraddizione in termini), ispirata e godibile. Leo Wright lascerà a 57 anni questa valle di lacrime per un attacco di cuore che lo raggiunse nella sua residenza europea (Vienna, dopo un lungo soggiorno a Berlino) dove si era trasferito e dove gestiva con la moglie, la cantante austriaca Elly Wright, la propria attività concertistica. Come tanti altri jazzisti americani aveva trovato nella vecchia Europa un grembo accogliente, capace di valorizzane l’estro e soprattutto di pagare il giusto concerti ed incisioni.

Il cd-digipack che raccoglie i due LP bada come da copione al sodo, non ci sono aggiunte di bonus track rispetto ai dischi originali, per quelle bisognerà magari aspettare qualche ripescaggio “ufficiale” in pompa magna, ma vengono comunque meritevolmente riportate per intero le liner notes originali dei due album Atlantic, e soprattutto, ribadiamo a scanso d’equivoci, che la registrazione è tecnicamente di ottimo livello. In definitiva ecco un’ottima occasione per (ri)avvicinarsi ad uno di quegli eroi dimenticati che hanno fatto la storia del Jazz, con umiltà e totale dedizione alla disciplina.

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