Sophie Tassignon – “Kyhal”

A mia memoria e conoscenza, “Khyal” (W.E.R.F. records) è il primo disco di jazz contemporaneo cantato in arabo. L’ ha registrato la cantante belga Sophie Tassignon con il preciso intento di coniugare il dialetto levantino, parlato in Siria, Libano, Giordania e Palestina, alle sonorità di un quintetto che amalgama i saxes di Peter Van Huffel, la chitarra di Hub Hildenbrand e la ritmica di Mathias Rupping (batteria) e Roland Fidezius (basso) in una trama dai tratti decisamente occidentali e moderni. “Non mi interessava scrivere musica secondo lo stile e le sonorità arabe – spiega l’autrice – probabilmente avrei fatto una brutta copia di cose già esistenti.Il mio intento era invece proprio quello di far convivere le liriche in lingua araba, che ho appreso grazie alla collaborazione con lo scrittore siriano Mohammad Mallak e con altri rifiguati siriani residenti a Berlino, con una musica di derivazione statunitense ed europea“. Un lavoro che porta impresso, fin dalla sua ideazione, il simbolo di inclusione e rispetto fra origini e culture diverse, amplificato oggi, al momento della sua pubblicazione, dagli eventi che coinvolgono le nazioni nelle quali quella lingua è parlata . Così “Kyhal“, che si può tradurre come “il ricordo e l’affetto per qualcosa perso da tempo” , diventa una potente testimonianza contro l’odio e la guerra, come lo era il precedente lavoro del gruppo Azolia, codiretto da Tassignon e Susanne Folk, “Not About Heroes” di cui parlammo qui qualche tempo fa.

Il risultato dell'”esperimento” è sorprendente, non solo per gli esiti dell’integrazione fra le liriche di Mallak o della cantante, tradotte in arabo dai poeti Hicham Nasr e Ousha Bint Khalifa, ed il jazz da camera del quintetto, ma per la capacità evocativa e “significante” che la voce di Sophie Tassignon, insieme agli strumenti in gioco, riesce ad imprimere alle esecuzioni, mantenendo intatta la sua peculiarità di farsi trampolino verso il mondo delle emozioni.

Il brano di cui riportiamo sopra un estratto, tratto da un live dello scorso anno “The wave has passed“, ne è uno degli esempi migliori, con una narrazione di esperienze passate, fra rimpianto e consapevolezza, che si trasmette anche con il solo susseguirsi delle parti vocali, senza dovere riconoscere le parole, mentre gli strumenti creano un’equivalente temperie emotiva, alternando parti ritmicamente più concitate ed altre rarefatte, come quella che ospita l’elaborato solo della chitarra .

In tre brani il quintetto è poi integrato dalla tromba dell’ospite Lina Allemano, musicista canadese nominata quale Rising Star Trumpet nel critic poll del magazine DownBeat negli ultimi due anni, che arricchisce la tavolozza timbrica delle composizioni, intrecciando le proprie sonorità con quelle del baritono ( nel brano di apertura ricco di cambi di tempo e climi,( “Everybody nkows” ), avventurandosi in assoli dalla solida costruzione architettonica , come lungo le traiettorie world di “Khyal” , o iniettando forza dinamica e struttura in una inquieta ballad come “Tes’al“.

Time is you only healer” parte invece con una dolce melodia cullata dalla chitarra elettrica, per poi incresparsi in un refrain nel quale l’intensità vocale si fa palpabile ( “for brothers are when two sides collide…when left and right sleep side by side” ) per poi culminare in una parte astratta popolata da vocalizzi e suoni che raccontano lo smarrimento per la perdita di luoghi e persone, che precede la consapevolezza che ” il tempo è il solo guaritore“”.

La parola araba “habibi” (mio amore) ricorre nelle liriche di “Kitebak” una ninna nanna che si infiamma sulle note del basso elettrico e del successivo solo del sax, in un contesto che richiama una jam improvvisata e convulsa, mentre la successiva “The card game” , aperta da un soliloquio del sax , incrocia una solida costruzione da canzone con lunghe parti improvvisate della chitarra e del baritono.

Chiude “Etab“, canto che assume i toni dell’invocazione, chitarra da blues del deserto ed ancora un grande lavoro del sax baritono, seguito dal solo del basso elettrico .

Con “KyhalSophie Tassignon si conferma autrice dalla lucida inventiva ed interprete dotata della capacità di veicolare i sentimenti attraverso la tecnica.

Artista nel senso più nobile, inoltre, quello che permette di indicare strade che altre forme di relazione fra umani non sono ancora riusciti a percorrere.

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