Di fiori, alieni e Casa Bollani – “Blooming”

STEFANO BOLLANI – Blooming (Sony) Supporti disponibili: CD / 2LP

Se amate la trasmissione “Via dei Matti n°0” che tanto successo pare riscuotere su RaiTre e che vede Stefano Bollani al piano ed alla conduzione, insieme alla moglie e attrice Valentina Cenni, beh, questo disco fa assolutamente per voi.

E’ come se si trattasse di una spremuta musicale dallo spettacolo pre-serale, un distillato a bassa gradazione con il pianista che, messo davanti alla tastiera in solitaria, si mette a nudo con quindici nuove composizioni in modalità che potremmo definire “positive thinkin‘ ” e che si presentano come omaggi floreali alla rinascita, alla vita, e soprattutto all’amore. Si tratta infatti di una “fioritura” di brani che ben si sposano con i fuochi d’artificio floreali che abbelliscono il disco e che c’informano sono stati realizzati da Laura D’Amico su indicazioni di Valentina Cenni, che da anni si occupa dell’aspetto grafico dei lavori bollaniani , fatta eccezione per i dischi ECM del pianista, in cui entrano in ballo schemi teutonici legati all’estetica dell’etichetta.

Se detestate, per mille motivi, non stiamo certo a sindacare visto i fiumi d’inchiostro già sgorgati da critici e social, la trasmissione di cui sopra, beh, che dire, avete la nostra solidarietà e, detto tra noi, potete lasciar tranquillamente perdere. Il Bollani innamorato è infatti divisivo, tra chi fa bocca a ravioletto nel vedere cinguettare la coppia à la Peynet e quelli cui si ritraggono le dita dei piedi, insomma forse gli unici che possono dire la loro con un certo equilibrio sono quelli cui non frega niente della trasmissione, non fan parte di quel ristretto gruppo di eletti che sono stati invitati (o vorrebbero esserlo) a strimpellare per un paio di minuti. Assai importante che magari non si sia incappati in qualche concerto-happenning del nostro in cui a farla da padrone erano le risate attese in sala per qualche clownerie all’impronta o sgangherata imitazione.

Eh già, perchè questo Blooming a dispetto della leggerezza è invece un disco “serio”, che va ad arricchire una discografia nemmeno troppo ampia, Bollani non vi canta nulla (deo gratias), i frizzi e i lazzi sono sospesi per tre quarti d’ora ed allora, mettendo sul piatto questo lavoro in piano solo, trascendendo da ogni cosa faremo finta che si tratti di un pianista alieno (“Arrivano gli alieni” era un suo flebile motivetto di qualche anno fa). In Blooming si avverte così il profumo di un bouquet senz’altro ben composto, musica delicata con avvincenti sviluppi, volutamente leggibile e cantabile, suonata magnificamente e con delle brillanti colorazioni latine che anche in questo nuovo episodio discografico danno struttura e ritmo al tutto.

Ascoltando questo pianista alieno come fossimo in un finto blinfold test si capisce che costui sa il fatto suo come pochi al mondo, conosce bene ed ama sinceramente un repertorio vasto in cui spicca il mood latino dal quale fa sbocciare i suoi fiori più belli. Il nostro Alien si districa come un pesce d’acqua dolce, e con un certo gusto cinematografico nuota nel suo grande lago, tra micro-fughe bachiane, sofisticata pop music e temi-carillon destinati a ficcarsi nel cervello, o a far da leit motiv a cortometraggi che preferiamo solo immaginare od evocare.

Vorremmo dirgli, sempre all’alieno, che da molti anni conosciamo bene la portata del suo grandioso talento e sappiamo anche che come, diceva Enzo Ferrari, “in Italia si perdona tutto, ma non il successo”, eppure, a questo punto della carriera, prima che l’astronave lo riporti nei cieli della TV e dello show-biz concertistico a cachet impensabili per qualsiasi jazzman, ci piacerebbe davvero ascoltare da lui opere che sono certamente nella sua faretra, dischi-frecce da lasciarci senza fiato, elaborazioni che pur lasciando antenne e colorito verdolino “facciano male” agli ascoltatori, per intensità, concentrazione febbrile, jazz torrido e contenuti inauditi. Chiediamo troppo? Forse si, ma comunque sia noi li aspettiamo lo stesso, per quel che costa…Bon Voyage.

Sognavo anch’io ma erano sogni dispersivi
Ossi di seppia, tundre, articoli sportivi
L’utente medio aveva un sogno più sociale
Tapparsi in casa ad aspettare l’astronave

(Antico canto ai visitatori alieni, da autore trobadorico ignoto)

5 Comments

  1. Positive thinkin’? Io lo chiamo “think pink”: insopportabile.
    Io non posso dire di detestare veramente quella trasmissione, ma immagino che non sia un caso se l”ho vista una volta sola e poi l’ho dimenticata… fino a oggi, qui.
    Ecco, a me non frega niente di quella trasmissione, perciò “dico” 😀
    E dico anche che non ascolterò il pianista alieno, e non gradisco il mood latino.
    OMG: “micro-fughe bachiane, sofisticata pop music e temi-carillon destinati a ficcarsi nel cervello”???

    P. S. Devo ammettere, però, che il duo Bollani-Riondino trasmesso da Radio 3 prima dell’ora di pranzo la domenica, tempo fa, mi faceva scompisciare dalle risate!

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    1. capisco benissimo. il disco in questione è indubitabilmente “light”, ho cercato di astrarmi per non confondere personaggio ed opera. Il buon Bollani gode di ottima stampa e nel piccolo cortile del jazz italico questo suo “potere” viene avvertito, e decisamente sopravvalutato, fino all’ultimo rivolo provinciale. Le invettive allo Stefano rilasciate dai musicisti/colleghi sono spesso divertenti ma devono restare anonime, “si sa mai che mi faccia strimpellare due minuti anche a me”, e si badi bene che queste sono cose che nella storia della musica che amiamo sono sempre successe, anche in America, e con protagonisti ben diversi. Se poi vogliamo cestinare Bollani tout court perchè è famoso e questa sua trasmissione fa pena allora pensiamoci bene, perchè in tal caso dovremmo cestinare, occhio e croce, almeno il 60/70% del jazz prodotto in Italia. e sarebbe un peccato visto che escono capolavori a getto continuo, almeno stando a quel che si legge in giro.

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    2. Ma io non ho detto che lo voglio cestinare! Rispondevo alla frase in cui dicevi che “forse gli unici che possono dire la loro con un certo equilibrio sono quelli cui non frega niente della trasmissione”. Per questo ho scritto “dico” 😉
      Sul jazz prodotto in Italia, non sono così preparata per “dire”.

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  2. Beh, il Dottor Djembè era una boccata d’aria fresca in una RadioTre già allora impaludata ed autocompiaciuta. Ma era creazione collettiva e soprattutto improvvisata, dove spirava molta cultura musicale condita di massicce dosi d’ironia. Quanto alle frecce da scagliare, direi che è rimasto solo l’arco di un virtuosismo che avrebbe potuto produrre ben altri frutti. Del resto il successo è una trappola: una volta raggiunto, sei ostaggio dei tuoi follower, che vogliono sempre la stessa dose di sedativo musicale. E poi il jazz è creazione collettiva che nasce da una assidua pratica quotidiana: esattamente quello da cui ti allontana il divismo, che è soprattutto solitaria replica di sé stessi. My five cents, come al solito. Milton56

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  3. Lungi da me l’idea di lanciare una discussione Bollani si/Bollani no, mi limito a condividere quanto detto da Milton e a fare due brevi constatazioni; 1)Via dei Matti l’ho vista alcune volte, l’ho trovata troppo ripetitiva e alla lunga anche un pò noiosa (sorvoliamo per delicatezza sulla signora Bollani), eppure, a ben vedere, è una delle migliori (sic) trasmissioni a tema musicale che ci offre il servizio pubblico, il che fa riflettere in quale baratro siamo precipitati.2) Nella produzione discografica del nostro, a mio parere, sono ben pochi gli album che potrebbero avere una rilevanza che esce dai confini nazionali. Il duo con Corea, il trio con Rava e Motian. A fronte di potenzialità non del tutto esplorate, fin’ora ben poca carne al fuoco, perfettamente in linea con il ruolo che lo stesso Bollani si è ricavato: un intrattenitore (bravo e simpatico a seconda dei gusti personali) più che un jazzista.

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