La lunga corsa di Sasha Mashin – Happy Run (BirdBox)

L’etichetta italiana BirdBox si sta dedicando al jazz con una produzione limitata nel numero di titoli ma assai curata, soprattutto sotto il profilo audiophile. Questo nuovo cd ci racconta la storia di un batterista russo classe ‘76 che, nel pieno di una carriera ricca di collaborazioni, si è trasferito a Roma da rifugiato politico a seguito della crisi ucraina, e che qui ha trovato una seconda casa e molti jazzisti con cui continuare la sua corsa.

“Happy Run”, terzo album del drummer di San Pietroburgo è nel titolo un omaggio alla sua passione per il running ma è soprattutto un bel disco suonato con molta convinzione da un trio senza strumento armonico, realizzato con il bassista connazionale Makar Novikov e con il sax contralto di Rosario Giuliani che qui si profonde in un tour de force carico di riferimenti colemaniani e che ce lo riconsegna ai suoi eccellenti livelli. Parliamo a nostro avviso di uno dei sassofonisti più dotati del panorama europeo e questo disco finisce per testimoniarlo in modo del tutto limpido lungo la teoria di 4 originals, distribuiti tra i membri del gruppo, ed uno standard, “Darn That Dream”, in cui nella dolente, acidula esposizione di Giuliani troviamo disseminate ampie tracce di Art Pepper.

L’intero lavoro appare ben impostato non mostra alcun cotè nostalgico o patinato e si apre con il pezzo più duro e politico, anche per via dell’eloquente titolo assegnato: “Country Of Obscurantism”, col drumming del leader sostenuto ed incessante su un tempo veloce ed a tratti parossistico, un brano tipicamente “free jazz”, una libertà evidentemente non solo artistica che viene qui reclamata a gran voce in tempi cupi, difficile che al Cremlino fischino le orecchie a qualcuno, ma insomma, ci siamo capiti.

Di grande interesse l’improbabile mashup Stravinsky/Victor Lewis che dà vita ad “Hey It’s Spring”, si tratta di un ripescaggio dal repertorio del celebre collega batterista di un pezzo largamente dimenticato degli anni ‘90, “Hey, It’s me you’re talking to” -se ne trova una gran versione sul Red Records “Know It Today, Know It Tomorrow”– aperto e miscelato al tema portante della celeberrima Sagra della Primavera (Le Sacre du printemps) di Stravinsky, cui Mashin ritiene si sia ispirato a suo tempo lo stesso Victor Lewis, e chissà a chi s’era ispirato Stravinsky, vien da pensare, visto che siamo immersi in un tema-matrioska congegnato a cavallo di due secoli.

Chiude il disco “Suite et Poursuite”, in tre tempi che occupano 16 minuti, un vero e proprio cavallo di battaglia di Giuliani, che vi rimette mano con entusiasmo, perfettamente sostenuto ed ispirato dai due compagni di strada russi.

(Courtesy of AudioReview)

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