Registrato nel 2011 e rappresentato sui palchi in occasione del 150°anniversario dell’Unità d’Italia, il progetto “Os caminhos de Garibaldi” ideato e diretto dal compisitore e sassofonista sardo Enzo Favata, trova oggi, dopo un lavoro di studio curato da Stefano Amerio nel 2019, grazie all’iniziativa dell’etichetta veneta Caligola, la sua definitiva identità discografica. La genesi di questo lavoro risale ad un episodio del Favata bambino, portato in visita presso il Compendio Garibaldino a Caprera, luogo di sepoltura di Garibaldi. Quindi, anni dopo, in tour in Brasile, l’incontro con il libro omonimo che riportava gli atti di un convegno sull’eroe dei due mondi e l’idea, supportata dalla studiosa Enedina Sanna, di dedicare alla storia garibaldina un intero progetto musicale, alternando musiche originali, brani della tradizione e letture tratte dal testo ispiratore oltrechè da “Le memorie di Garibaldi” di Alexandre Dumas, affidate sul palco alla voce della stessa Sanna. Nonostante gli anni trascorsi, la parte strettamente musicale del progetto costituisce un’opera per nulla scalfita dal tempo, attuale, arrembante e variegata, anche grazie alla felice ed originale combinazione strumentale della formazione composta, oltrechè dai saxes e dal clarinetto di Favata, da due tromboni provenienti da diverse generazioni, (Giancarlo Schiaffini ed un allora imberbe Filippo Vignato), dalla tromba di Flavio Davanzo, il pianoforte di Alfonso Antimone e la ritmica con il basso di Danilo Gallo e la batteria di U.T. Gandhi. Il percorso storico e narrativo dell’opera costituisce occasione per ribadire alcuni degli aspetti ricorrenti nell’opera musicale di Favata, dall’interesse per le latitudini sud americane (alle quali era dedicato “Atlantico” del 1999) al profondo legame identitario con la cultura ed i luoghi della Sardegna, al centro di un lavoro di sintesi delle varie anime che compongono il suo universo come il “Voyage en Sardaigne” di fine anni ’90. Inframezzato da tre diverse versioni del canto tradizionale “Addio mia bella addio“, il cammino di Garibaldi parte dall’esperienza in America meridionale con una “Boa tarde” che mescola gli aromi latini del tema orchestrale alle intense parti soliste dei fiati, si sofferma nel breve interludio di “Montevideo” condotto dai due tromboni, per giungere ad uno dei brani più suggestivi, “Anita” :sommessamente introdotto dal pianoforte, il brano, composto a quattro mani con Antimone, si sviluppa su una cellula melodica del sax soprano per sbocciare lentamente in un florilegio di assoli, dalla tromba al sassofono, e fare quindi ritorno al tema di avvio in una cornice che include questa volta anche i tromboni.
Il programma prosegue alternando episodi ascrivibili alla vena free dell’ensemble, contaminata con lo spirito dell’inno risorgimentale (“Lo stratega“, “Inno di Garibaldi“), a brani dai riferimenti strutturali più evidenti, come le cadenze sornione e languide di una “Habanera de Rio Grande” composta da Schiaffini, le folate orchestrali splendidamente sostenute dal contrabbasso di Danilo Gallo di “Ballao“, o le veementi ritmiche da danza popolare che sostengono una “Milazzo” attraversata dai soli dei tromboni.
Dopo “Pensando que va“, che nel dialogo fra il clarinetto basso e la tromba richiama il celebre coro del Nabucco verdiano, il cordoglio per la conclusione della vicenda umana di Garibaldi è rappresentato dagli inni di “Caprera aprile 1882″, e da una “La corsicana garibaldina” che si avvia intima fra un armonica ed una tromba sordinata e prorompe in un finale di fanfara.
Un lavoro ricco di spunti di interesse da un ensemble che ha suscitato più di una similitudine, per il materiale musicale e quello storico culturale, con la Liberation Music Orchestra di Charlie Haden e Carla Bley. L’auspicio è di poterli presto rivedere su un palco in compagnia della camicia rossa di Garibaldi.
