Per tutto ottobre si festeggiano ad Amsterdam i cinquant’anni del glorioso Bimhuis, promotore da sempre dei più importanti eventi di jazz e musiche di improvvisazione della scena olandese ed europea ; dopo lunga presenza come club in centro cittadino cambiò sede nel 2005 e da allora è parte integrante del Muziekgebouw aan ‘t IJ, celebre tempio della classica contemporanea sulle acque del IJ in Piet Heinkade.
Ho avuto il privilegio di poter conoscere il “vecchio” Bimhuis in anni lontani, e ricordo l’atmosfera rilassata e complice, le ottime birre e sopratutto la programmazione incredibile di concerti con i migliori olandesi e moltissimi americani di passaggio in Europa. Purtroppo non sono riuscito a vedere il nuovo edificio, ma gli amici che ci sono stati ne raccontano meraviglie. Nel mio breve soggiorno alla fine degli anni 70 ricordo serate con la ICP Orchestra, il quintetto di Steve Lacy, il trio di Gerry Hemingway, il pubblico caldo e partecipe. Ma erano tempi molto diversi, dove la curiosità e l’interesse per la musica erano una realtà consolidata in Europa.
In breve, la storia del locale nasce nel 1974, quando i sassofonisti Hans Dulfer e Willem Breuker e il pianista Misha Mengelberg cercavano un posto dove dare al jazz olandese un suo palcoscenico. Trovarono un vecchio negozio di mobili in Oudeschans, ne spogliarono i muri, montarono un palco provvisorio e inaugurarono il primo Bimhuis nell’ottobre dellp stesso anno. L’inizio fu caratterizzato da iniziative entusiastiche e progressiste nella programmazione dei concerti jazz. In linea con lo spirito dei tempi, l’approccio tradizionale fu decisamente scartato. Era un posto per e fatto da musicisti, dove si ascoltavano i suoni più recenti e dove i musicisti venivano pagati equamente.
Ben presto il Bimhuis divenne uno dei più importanti palcoscenici olandesi per la musica improvvisata. Band leader da tutto il mondo come Charles Mingus, Archie Shepp, Cecil Taylor, Pharoah Sanders e Sun Ra andarono ad Amsterdam per sentire l’atmosfera all’Oudeschans. Oltre ai grandi nomi, c’era ancora spazio per nuove iniziative olandesi, studenti di conservatorio e incontri tra musicisti di tutte le generazioni. Un atteggiamento che resiste ancora oggi.
Nel 1984 è stata effettuata una ristrutturazione importante e la sala è stata progettata come un anfiteatro. Ciò significava che potevi quasi sederti sulle ginocchia della band della serata, ma allo stesso tempo prendere facilmente una birra al bar. Anche questo non è cambiato nell’attuale Bimhuis. È stato installato un sistema di registrazione professionale e molte esibizioni sono state pubblicate su disco e CD o trasmesse alla radio.
Nel 2005 l’attuale Bimhuis ha aperto le sue porte in Piet Heinkade. Oggi c’è una sala intima per i concerti, un eccellente bar e una delle migliori viste di Amsterdam. I concerti sono trasmessi in streaming e possono essere visti 24 ore su 24, 7 giorni su 7 su Bimhuis Radio & TV. L’imprinting rivoluzionario e liberale è rimasto: nel Bimhuis, le regole vengono ancora infrante, le caste vengono abbattute e i cosiddetti confini superati.

“..Trovarono un vecchio negozio di mobili in Oudeschans, ne spogliarono i muri, montarono un palco provvisorio e inaugurarono il primo Bimhuis…”. Ecco il punto: nelle nostre città dove ogni metro quadro è messo a reddito (o mandato in malora per poi ‘ristrutturarlo’ allo scopo) non ci sono più negozi di mobili sfitti disponibili per quattro soldi. E’ di questo che hanno bisogno attività no profit, soprattutto in fase di avvio. Una volta consolidate e radicate nella vita cittadina, può intervenire la mano pubblica o qualche raro mecenate che gli consenta di fare il salto di qualità e soprattutto di sopravvivere nella giungla dell’odierna economia finanziarizzata. Tutto questo da noi fa problema (tranne qualche isola felice), con ripercussioni profonde sulla vita di questa musica, che nei teatri si esibisce, ma nasce e si sviluppa nei club tipo Bimhuis prima maniera….Se penso poi ai tanti ‘negozi sfitti’ in mano al mio Comune, mi viene l’itterizia…. Millton56
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