Mulligan e l’Italia, una storia d’amore. “Nocturne” (Red Records)

Gerry Mulligan – “Nocturne” Red Records – Supporti disponibili: 2 CD 2 LP

Colpo grosso della Red Records che pubblica in versione LP e CD questo concerto inedito del 1982, in quel di Bologna, del grande sax baritono accompagnato per l’occasione dal sofisticato pianoforte di Harold Danko e dalla stabile ritmica che in quel periodo lo accompagnava, composta da Ron Vincent alla batteria e Dean Johnson al contrabbasso.

Mulligan all’epoca viveva in un elegante palazzina nel centro di Milano con la Contessa Franca Rota Borghini Baldovinetti, moglie italiana che possiamo considerare fondamentale nella sua vita e nella sua carriera, visto che la nobildonna era anche un’affermata fotografa incontrata nel 1974, l’anno in cui contribuì personalmente all’incontro di Jeru, come lo aveva soprannominato Miles Davis, con un certo Astor Piazzolla, due mondi lontani che confluirono per un incontro, o meglio un Summit, che costituì un’interessante svolta artistica di un tale gigante del jazz, in grado di riaccendere su di lui l’attenzione mondiale. Peraltro la moglie contribuì anche alla sua salute, Jerry infatti smise non solo con la droga, ma anche con alcol e sigarette….ah, l’amour!

Gerry Mulligan and Franca Rota Borghini Baldovinetti, una connessione personale e artistica.

Il legame di Mulligan con il nostro Paese è dunque molto importante, come testimoniato dalla biografia che donna Franca ha controllato in ogni risvolto, e che aspettiamo venga tradotta in italiano, in tal senso segnaliamo che a Milano è attualmente possibile vedere esposte, per la fondazione “Gerry & Franca Mulligan” un numero considerevole di lavori pittorici su carta di Mulligan, veri e propri lampi jazz in movimento. https://www.artaround.info/eventi/galleria-milano/gerry-mulligan-il-ritmo-dellimmagine/1295

Un vibrante esempio di un suo disegno.

Ma torniamo a bomba al 1992 e a questo “Nocturne”. Si tratta di un live vecchia scuola assai generoso che i fans del sassofonista dovrebbero accogliere con hurrà di soddisfazione, sia perchè ritrovano in pieno il sound inconfondibile in quartetto e sia per il livello tecnico raggiunto nel sistemare e ripulire nastri originali già di buon livello, ora riproposti in una versione magnifica per timbri e dinamiche, con ben 13 brani distribuiti in quasi due ore di musica.

Il sessantacinquenne Gerry nel capoluogo felsineo appare in perfetta forma, concentrato e felice di proporre una sorta di rilassato best of tra i suoi cavalli di battaglia, il pubblico accorso a teatro lo adora e lo coccola, sono davvero lontani i tempi delle feroci contestazioni che aveva dovuto subire negli anni ‘70, quando la sua musica veniva considerata emblema della borghesia bianca (sic). Pochi mesi prima, con la stessa ritmica, Gerry aveva inciso per GRP uno dei suoi ultimi dischi davvero importanti, ovvero Re-Birth of The Cool, la rilettura del capolavoro in nonetto con Miles, stavolta con Wallace Roney alla tromba, Phil Woods al contralto e John Lewis al piano. Insomma il Mulligan di questo concerto è in un periodo felice, in grado di sostenere intensi tour de force con il suo granitico gruppo e con idee musicali chiare come le nitide tessiture delle sue partiture.

I primi tre brani in scaletta chiariscono il livello della band e ancor di più l’estrema finezza del compositore, il veloce treno bop “The Fliyng Scotsman”, seguito da “Curtains” e “Lonesome Boulevard”, provengono dall’omonima incisione Verve in quartetto di un paio d’anni prima, mentre l’attacco di “Line For Lyons” fa spellare le mani all’auditorium e manda indietro le lancette del tempo agli anni ‘50, ai tempi con Chet Baker, con la celebre hit che viene esplorata per nove minuti di pura grazia, cui fa seguito, in una playlist dosata con sapienza da sensale, una versione oscura ed assai notturna di “My Funny Valentine” e ancora un omaggio esplicito all’amico Gillespie, “A Gift For Dizzy”.

Si sfogliano pagine di storia, il quartetto gira a pieno regime sulle rotaie ellingtoniane di “Song For Strayhorn” e “Take The A Train”, Harold Danko è mirabile nel doppio ruolo di sostenitore e solista, perfettamente a suo agio col repertorio squisitamente mainstream con cui si dipana il concerto…. brilla la voce fluente e inconfondibile di Mulligan, insomma brilla il jazz, in questo notturno bolognese di 33 anni fa.

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