John Zorn Filmworks

Uno degli innumerevoli filoni della produzione musicale di John Zorn riguarda la musica da film, dove naturalmente per film si intende una produzione indipendente svincolata dalle major e da qualsiasi tipo di pellicola hollywoodiana. Le colonne sonore da lui composte vengono pubblicate su Tzadik nella serie Filmworks, giunta definitivamente a conclusione (salvo ripensamenti) con il Volume 23.

Tra le innumerevoli fonti di ispirazione si possono senz’altro annoverare Ennio Morricone e Carl Stalling. Nel 2005 è uscita la raccolta Filmworks Anthology 1986 to 2005 (vedi sopra copertina),  un’eccellente introduzione a questo aspetto della sua produzione. Piuttosto complesso e improbo dato lo spazio a disposizione tentare una recensione globale di una produzione cosi’ vasta e  oltretutto difficilmente incasellabile alla voce “jazz”.

Vi propongo pertanto una veloce disamina di due Filmworks usciti nel 2006, rispettivamente il volume 17 e 18 che a suo tempo avevano suscitato interesse e curiosità in tutti gli ascoltatori dalle orecchie attente.

Definire John Zorn un jazzista è quanto meno limitante e sopratutto poco generoso nei confronti del suo eclettismo. Il musicista newyorkese è il prototipo di onnivoro protagonista, capace di giocare su più livelli musicali contemporaneamente e dotato di una insaziabile e bulimica capacità di scrittura. Compositore e produttore, sassofonista e talent scout, ideatore e promotore di una etichetta indipendente, la Tzadik, che ha lanciato numerosi musicisti e documentato la strabordante produzione  del nostro.

I gruppi (con lui e senza di lui) che da oramai più di quarant’anni suonano la sua musica sono diversi ed estremamente eterogenei : si spazia dall’hard-core al quartetto d’archi, dal neo-kletzmer al free-jazz , dall’acustico all’elettrico, dalla colonna sonora alla musica orchestrale. Sono diverse centinaia i dischi a suo nome o a lui riconducibili, e diversi progetti  vivono contemporanemente, dai Naked City ai Painkiller, fino alle molteplici versioni di Masada.

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La raccolta di musiche per cortometraggi e film giunge con queste due uscite a  diciotto dischi, tutti estremamente diversi e vari e con formazioni sempre cangianti e sempre di notevolissimo livello. Nel primo dei due album in oggetto sono raccolte le musiche di due differenti filmati : “Notes on Marie Menken” è il ritratto di una importante regista sperimentale americana, amica di Andy Warhol e Kenneth Anger. La musica è onirica e suadente, capace di vivere autonomamente anche rispetto alle immagini, con un unico violento strappo nel lungo e furente brano (GoGoGo) in cui il sax lancinante di Zorn cavalca per oltre otto minuti  in un estenuante assolo di matrice colemaniana. “Ray Bandar : a life with skulls” è il secondo cortometraggio e la colonna sonora è una suite poliritmica suddivisa in cinque parti per African Thumb piano e percussioni suonate da Zorn e Baptista.
Personnel: John Zorn (alto saxophone, Wurlitzer piano); Jon Madof (guitar); Shanir Ezra Blumenkranz (6-string bass); Kenny Wollesen, Cyro Baptista percussion

Track Listing:

Menken
Skull I
Glimpses

Mood Mondrian
Skull II
GoGoGo
Moonplay
Skull III
Tango Exotique
Zenscapes
Skull IV
Arabesque
Skull V
Bolex Dancing

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Nell’album Filmowks XVIII la colonna sonora è tratta da una commedia  romantica, “The Treatment”, del regista di origine ebraiche Oren Rudavsky. Fatto veramente insolito, in quanto Zorn ci aveva abituato a commentare musicalmente ogni genere di filmato, mai una commedia. Eppure, nel nuovo quartetto allestito, la magia prende corpo fin dal primo pezzo. Zorn non suona, ed il gruppo ha una fisionomia piazzoliana fin dalla inconsueta strumentazione : contrabbasso (Shanir Ezra Blumenkranz), vibrafono (Kenny Wollesen), accordion (Rob Burger) ed il portentoso violino di Mark Feldman, vera colonna portante dell’opera. In due pezzi si aggiunge la talentuosa chitarra di Marc Ribot. Composizioni estremamente moderne e assolutamente svincolate dalle immagini : il riferimento alla musica di Piazzolla è nella formazione ed aleggia nelle atmosfere, ma Zorn vira verso accenti lirici contrappuntati da un fitto ritmare, ora malinconico ora estroverso. Estremamente personale, sempre lucido, un importante musicista e compositore da ascoltare sempre con grande attenzione.

Personnel: Mark Feldman (violin); Rob Burger (accordion); Kenny Wollesen (vibraphone); Shanir Ezra Blumenkranz (upright bass).

Track Listing :

1. Treatment, The
2. Romance
3. Why Me?
4. Family – (featuring Marc Ribot)
5. Marking Time
6. Anxieties
7. Freud’s Rondo
8. Totem and Taboo
9. Rush Hour
10. Bad Dreams – (featuring Marc Ribot)
11. Uncertainty
12. Happy Ending

http://www.tzadik.com/

 

 

 

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