Moon June : chitarre da tutto il mondo

Inizio d’anno tutto nel segno della chitarra elettrica per la Moon June Records, l’etichetta del patron Leonardo Pavkovic che dagli Stati Uniti allarga periodicamente lo sguardo verso altri continenti, dando spazio alle declinazioni di  prog e jazz prodotte in oriente come in diversi paesi europei. Il terzetto di lavori usciti in questi mesi non potrebbe rappresentare meglio la dimensione globale dell’etichetta che reca nella propria ragione sociale un evidente omaggio ai Soft Machine, peraltro tornati, nella più recente formazione, ad incidere proprio in casa MJ con l’album del 2018 “Hidden details”.

Si spazia dal prog psichedelico ed elettronico di “Fractal guitar”, opera solista di Stephan Thelen, leader dell’ensemble svizzero Sonar, alla fusion immersa in aromi indonesiani del chitarrista Dewa Budjana di “Mahandini”,  fino al sound roccioso e sanguigno del batterista catalano Xavi Reija e del suo “The sound of the heart”.

fractal

 

L’album di Stephan Thelen è una vera celebrazione della chitarra e dei chitarristi, secondo gli intenti dichiarati del suo autore. Effetti elettronici usati in funzione strutturale e non coloristica  in  cinque lunghe composizioni che potrebbero idealmente rappresentare le variazioni di  un’intera suite,  e la collaborazione di veri maestri della sei corde come David Torn, Henry Kaiser e Markus Reuter: il risultato è un’opera che richiede immersione totale per penetrare la fitte coltre ritmica di tempi dispari sulla quale si distendono gli interventi delle chitarre, in una caleidoscopica varietà che abbraccia rock, jazz, noise ed ambient, ma che sa ripagare l’attenzione con adeguata resa anche emotiva.

xavi

Si ritrova il chitarrista tedesco Markus Reuter nell’album di Xavi Reija in compagnia del bassista di antica fede King Crimson e Peter Gabriel, Tony Levin ed al chitarrista serbo Dusan Jevtovic per un lavoro idealmente dedicato al suono della terra. Un riff hard rock primordiale e grezzo introduce l’album con “Deep ocean”, a rappresentare la violenza delle forze della natura all’opera nella fase della creazione, chitarre e pelli percosse a simulare il suono di onde che si infrangono e modellano le coste rocciose. Subito dopo, la prima delle quattro parti di “The sound of the earth” ‘potrebbe inscenare il graduale risveglio del mondo dopo un’ immaginaria apocalisse.  Si prosegue per oltre settanta minuti fra momenti convulsi, improvvisazioni sature di elettricità nelle quali lo strumento del leader assicura una costante ed essenziale pulsazione, e fasi di stasi ambientale, con l’alternarsi della chitarra fluida ed atmosferica di Reuter a quella più coriacea di Jevtovic, percorrendo suggestioni kraut e richiami ai King Crimson. Ed all’immaginazione dell’ascoltatore è lasciata l’associazione con una fase di vita della terra. Qualche dilatazione di troppo ed un intermittente senso di incompiutezza non pregiudicano la suggestione complessiva di un lavoro che non manca di (brutale) originalità.

dewa

Completa il trittico uno dei pilastri di casa Moon June, il piccolo grande chitarrista di origini balinesi Dewa Budjana che, alla sesta prova per l’etichetta newyorkese, pare orientato verso una fusion ad alto potenziale elettrico, spesso confinante con il rock, come dimostrato dalle due tracce cantate da John Frusciante dei Red Hot Chilly Peppers , l’iniziale grunge ballad “Crowded” e la conclusiva “Zone”, dagli aromi prog. Dewa è un vero asso della chitarra e mette la propria tecnica al servizio di composizioni elaborate e strutturalmente complesse, nelle quali giocano qui un ruolo di rilievo le tastiere elettriche di Jordan Rudess ed il basso fretless di Mohini Dey, insieme ai ricorrenti richiami alla musica tradizionale indonesiana.  Temi articolati, spesso esposti all’unisono fra chitarra e tastiere, atmosfere da colonna sonora (“Jungoman”) e momenti di apertura nei quali la chitarra di Dewa si scatena a briglie sciolte, duettando sul power prog “ILW” con il veterano Mike Stern, presenza che sigla la dimensione stilistica dell’opera.

 

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.