Ornette Coleman e Charlie Haden, quanta strada insieme…..
La locandina già affascinava, ma ieri notte l’ascolto su RadioTre dell’Ornette live a Roma 1968 personalmente mi ha stregato: un leader rilassato e fluentemente affabulatorio come raramente altrove (e specialmente nelle registrazioni di quegli anni), lo straordinario, palpitante contraddittorio tra i bassi di Izenzon ed Haden che sembra prefigurare i raddoppi che caratterizzeranno i gruppi di Coleman degli anni ’70, l’instancabile, pulsante finezza di Eddie Blackwell…..
Il mood estatico mi ha portato a fantasticare a ruota libera: questo bel nastro, un po’ impolverato e screpolato dal tempo, che prende la via della California, plana in quel magico laboratorio acustico che già fatto tanti piccoli miracoli di recupero musicale, e ne esce sotto forma di uno quei piccoli tesori riportati al loro originario splendore da Resonance…. Il romanzo di prammatica è già bello e pronto, così come il suo narratore in prima persona: Adriano Mazzoletti che dà la caccia per mezza Europa ad un Ornette elusivo e sfuggente (e ci credo…. con tutte le fregature che gli ha inflitto lo show biz..), alla fine la trappola che si chiude in un caffè parigino grazie al provvidenziale mediazione di Leandro ‘Gato’ Barbieri e forse ancor più di sua moglie Michelle, signora a cui a quanto sembra era molto difficile dire di no….E poche settimane dopo ecco l’anomalo, fascinoso quartetto che sale sul palco dello studio A di Via Asiago a Roma con gente seduta persino per terra (figurarsi, nella RAI di Bernabei….. en passant, ‘arridatecelo Bernabei…).
Nastroteca RAI… speriamo bene…
Ma la realtà, segnatamente quella italiana, è più ostica dei sogni, ed al malinconico risveglio mi viene da domandarmi: quanti piccoli tesori come questo sono ancora sepolti negli archivi RAI? Sono stati raggiunti da quella meritoria operazione di digitalizzazione fortemente voluta da quel grand’uomo di Tullio Gregory? Ma nella Società Dello Spettacolo eretta a sistema ci voleva proprio un chiarissimo professore di filosofia medievale per mettere in cantiere quest’Arca di Noè audiovisiva? E perché continuano a rimanere sepolti in piena era di ‘online on demand’? Un piccolo assaggio si ebbe con l’ormai mitica Rai Tre di Guglielmi e con le sue ‘Schegge’, che tanto frammentarie e disperse non erano, visto che un loro campionario riempì un intero, rovente pomeriggio di una Perugia di molti anni fa…..
Per ora teniamoci stretti questo link, sperando che non svanisca tanto presto sotto gli occhi di sfortunati assenti e, soprattutto, di irriducibili addicts. Milton56
Una ‘Scheggia’ colemaniana del 1975, Music Inn..… ‘arridatece pure Guglielmi… e Pignatelli.
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