Raffiche di simil bop

Le parole di Ottaviano risalgono a cinque anni fa, eppure paiono dette oggi. Nulla è cambiato, anzi, se possibile la situazione è peggiorata. Basta vedere i cartelloni della maggior parte dei festival nostrani: gli stessi nomi di sempre giusto un pò riverniciati …

Il jazz italiano è sottovalutato in patria; perché?

Intanto non credo al termine “Jazz Italiano”. Quando parliamo poi del Jazz fatto in Italia, non credo proprio sia sottovalutato. Credo invece che, nonostante siano passati tanti anni, tutto il Jazz sia “sottovalutato”. Se vogliamo essere più precisi bisognerebbe dire cheottaviano rispetto al Jazz c’è ancora un abissale disinformazione. Ed in questa abissale disinformazione, paradossalmente, c’è tanto Jazz fatto in Italia che al contrario è in alcuni casi poco valutato ed in tanti altri invece sopravvalutato. Bisognerebbe far emergere il fatto che ci sono musicisti interessantissimi quasi totalmente ignorati da tutto il circuito di produzione e diffusione, ed altri che sono sovraesposti in misura scandalosa. E poi il fatto che la maggior parte dei cosiddetti appassionati conoscano Bollani e non conoscano Monk, oppure non si perdano un concerto in tutte le salse di  Bosso e non possiedono neppure una registrazione di  Lee Morgan, mi sembra che abbia più a che fare con un processo mediatico, con cui si confonde il Jazz, piuttosto che  una reale cognizione di causa. Una anomalia insomma, ma niente di personale ovviamente.

Avverti anche tu un certo “malessere” nel jazz italiano (e non solo), che da tempo si sta piegando a schemi troppo aperti al pop?

Il Jazz ha vissuto nel malessere e se ne è fatto interprete ai più alti livelli. Per il resto solo uno sciocco può aver pensato che questa musica potesse nel nostro paese ricevere quell’attenzione e poter vivere di quella autonomia che dovrebbe competergli. Non è successo in un  paese come la Francia, in cui questa cultura si è radicata più profondamente, figuriamoci in Italia in cui la sola rivoluzione culturale è stata quella tragedia operata da Mediaset e dalla Fininvest. Diciamoci la verità, tanti  hanno vissuto questo scambio col Pop con una certa convenienza e senza troppa sofferenza. L’idea di essere “riconosciuti” al fianco di Paoli, Jovanotti, etc..ha fatto gola a molti, ed in fondo è ancora oggi una fottuta valvola di sfogo e riciclaggio per tanti burattini della musica leggera italiana, che si sentono chic a sfoggiare un virtuoso del Jazz che spara una raffica simil bop in quella musica di merda. Per contro ci sono artisti che hanno sempre scelto diversamente e nei confronti dei quali ho tanto rispetto. Se guardo indietro e penso che Giorgio Gaslini rileggeva Spotti, Kramer, etc.. con infinita eleganza ed intelligenza già negli anni ’50, mi viene da ridere a pensare al Pop nostrano un pò jazzificato. Pure Bennato lo diceva: sono solo canzonette.

Intervista di Luciano Viotto a Roberto Ottaviano

fonte: http://www.distorsioni.net/canali/interviste/ottaviano

1 Comment

  1. Roberto Ottaviano, un grande anche quando posa lo strumento. Il fatto che abbia smesso di fare ol direttore artistico di festival la dice lunga sulle condizioni in cui è ridotto il nostro circuito concertistico. Ancor più eloquente il fatto che il suo formidabile gruppo con Hawkins, Hemingway e Formanek (“Sideralis”) in pratica non si sia sentito dal vivo…. Quanto alle ‘rivoluzioni culturali” (‘c’ rigorosamente minuscola, naturalmente), io a quella di Mediaset ne aggiungerei un’altra, più antica e di effetti ancor più profondi e durevoli, perché fu operazione attentamente progettata all’origine: Sanremo. Milton56

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.