Un trio pianistico è una creatura musicale delicata, viene difficile pensare che possa sopravvivere al ‘trapianto di pianista’. Eppure è proprio quel che è successo ai Bad Plus con l’abbandono dello storico componente Ethan Iverson e la sua sostituzione con Orrin Evans. Tra l’altro si tratta di due musicisti molto diversi tra di loro, e la scelta a favore di Evans dei due Bad Plus superstiti – il bassista Reid Anderson ed il batterista Dave King – all’epoca mi aveva piuttosto stupito. Così come la decisione di Iverson di lasciare una formazione ormai notevolmente affermata ed ormai ben riconosciuta ed apprezzata da un ampio pubblico per la sua fisionomia originale e ben caratterizzata, e ben lungi dall’aver esaurito le sua potenzialità creative. Ma si sa, il jazz (quello vero) o è musica dell’inquietudine, o non è.
The Bad Plus uno….
Quelli che chiameremo i Bad Plus 2.0 hanno già partorito mesi fa un disco, “Never Stop II”, che, a parte l’evidente messaggio, riprendeva quasi letteralmente il titolo di un altro lavoro della precedente formazione. Dopo qualche rapido ascolto, le prime impressioni sono state che Orrin Evans fosse entrato nel nuovo gruppo con discrezione e quasi in punta di piedi, cosa che poco quadra con la sua fisionomia consolidata di musicista di grande personalità e maturità da tempo consolidata. Ad aumentare la meraviglia contribuiva anche una certa risonanza nel disco di atmosfere che sembravano evocare quelle create dal rimpianto Esbjorn Svensson Trio, sensazione condivisa anche da altri amici partecipi dell’esperienza.
…… e due…….
Quindi benvenuta la rara occasione di ascolto dal vivo offerta dalla bella rassegna Crossroads, che per settimane riempie l’Emilia Romagna con un cartellone di qualità decisamente sopra la media.. Ed eccoci quindi a Correggio, nel bel Teatro Asioli (testimonianza di un vivere civile che ancora sopravvive in tanti piccoli centri della provincia italiana).
Mai come in questo caso la verifica dell’ascolto live si è rivelata cruciale e direi sorprendente.
Il trio vive di una costante tensione e dialettica tra due poli opposti: il pianismo di Evans, che fa emergere le sue caratteristiche distintive con molta più decisione e determinazione rispetto all’esperienza discografica: suono scuro, fraseggio nitido ed incisivo, attitudine alla scomposizione analitica che dona notevole profondità ai temi essenziali e ben caratterizzati tipici del repertorio dei Bad Plus. La loro tendenziale iteratività viene abilmente sfruttata da Evans per imprimergli un drive vigoroso ed incessante, che costituisce la nota più evidente di discontinuità con la vecchia formazione. Al serrato ed energico piano di Evans risponde la batteria leggera e chiara di King, che però gareggia con Evans in eloquenza torrenziale e spumeggiante: ecco un altro dei batteristi musicisti a tutto tondo che compaiono sempre più frequentemente sulla scena odierna, imprimendo una nota distintiva ed inconfondibile a molte piccole formazioni di oggi. Al basso potente ed autorevole di Reid Anderson tocca il compito non facile di mediare tra le irruenti spinte centrifughe dei due compagni e dare struttura ed unità al trio: obiettivo perfettamente raggiunto a Correggio, dove i Bad Plus 2.0 hanno dato un’ammirevole e molto convincente prova di compattezza senza smagliature e soprattutto di vitale ed appassionato dinamismo, a mio avviso parecchio distante da un certo intellettualismo un po’ meccanico tipico della prima edizione. Nonostante la vena lirica evidente, ma mai stucchevole, la musica del trio si distingue anche per una concentrata concisione, merce rara di questi tempi. In due parole: meno ‘musica al quadrato’ e citazionismo un po’ freddo, molto più slancio ‘sturm und drang’ e più calore passionale, peraltro di gran sottigliezza e sofisticazione. Scusino la brutale semplificazione, ma qua siamo gazzettieri, come ben si sa.
Il raccolto ed ideale ambiente dell’Asioli ed un folto pubblico attento e non occasionale hanno molto contribuito ad una eccellente performance che per drive incessante ed appassionata raffinatezza è andata molto al di là del pur buono esordio discografico di “Never Stop II”, al punto di richiedere una nuova registrazione, possibilmente live, che documenti la vera e propria rinascita di questo bel trio. E’ quindi d’obbligo tenerli d’occhio nelle loro prossime mosse.
En passant: la nitidezza di disegno e l’efficacia comunicativa di gran parte del materiale tematico dei Bad Plus li renderebbe il gruppo ideale per avvicinare un pubblico giovane ed estraneo al nocciolo duro dei jazzfans hard core ad un’ascolto coinvolgente e non banale di una musica con salde radici nella tradizione afroamericana ed al contempo ricca di suggestioni della contemporaneità: ma probabilmente si tratta di parole al vento, visto quello che si annunzia per l’estate che viene. Doppio elogio quindi per il coraggio e la fine intuizione dimostrata da Correggio Jazz e Crossroads, che dimostrano che la pazienza e la costanza di chi nel tempo ha seminato per il futuro fa sempre buon raccolto: una lezione che molti dovrebbero meditare. Milton56
Un bell’assaggio dei Bad Plus ‘reborn’: a Correggio l’atmosfera era ancora più calda….
L’ha ribloggato su TRACCE e SENTIERI.
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