Ultimo set per Franco….

“…A Torino c’era un altro batterista. Anzi, IL batterista a Torino era lui: Franco Mondini. Aveva quattro anni più di me, ma a quell’età quattro anni sono tantissimi. Lui per noi era una vera e propria star. Aveva studiato a Parigi alla scuola di Dante Agostini e Kenny Clarke. Suonava nella serie A con i grandi europei. Aveva girato l’Europa con l’orchestra di Bob Azzam. Insomma, per noi era un personaggio irraggiungibile.”

“…una di quelle serate un po’ loffie perché Coriasso (batterista dell’area torinese della metà degli anni ’50, molto richiesto…N.d.R.) non poteva. C’era un sostituto così e così. Ad un certo punto, nel bel mezzo di una serata piuttosto noiosa, animazione in sala, le teste si girano, momento di suspence…entra in sala Mondini con una bionda favolosa. “Ma non era in Germania?” “Sì, ma è tornato ieri”. “Ah”. Continuiamo a suonare un po’ nervosi e a un certo punto Mondini viene verso di noi e si siede alla batteria. Di colpo si viaggia in Ferrari”

(Enrico Rava, “Incontri con musicisti straordinari – La storia del mio jazz”, pagg.29-30)

Franco Mondini, Torino 14 settembre 1935, Torino 28 giugno 2019, jazzman.

Scusate, ma noi siamo allergici al marmo ed ai coccodrilli scongelati per l’occasione dall’archivio. E poi parliamo di uomo che nella grigia Italia degli anni ’50 ha scelto la vita del jazzman: per giovani borghesi come lui significava buttarsi tutto alle spalle, un po’ come imbarcarsi od andare a Marsiglia ad arruolarsi nella Legione.
Ricordiamolo facendo parlare la sua batteria:

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