Non era necessaria una predisposizione al soprannaturale per sentire aleggiare lo spirito di Lester Young sulle rovine del monastero di Valle Christi di Rapallo, mercoledì 14 agosto, nel corso del penultimo appuntamento del festival organizzato dall’Associazione culturale che porta il nome della fascinosa location, diretta, per la sezione jazz, da Bruno Guardamagna. Era in programma, infatti, “No eyes” il tributo del sassofonista torinese Emanuele Cisi al grande predecessore statunitense allo strumento, scaturito, dopo una vita a ripercorrerne le gesta, da un poemetto dello scrittore David Meltzer dal medesimo titolo. Il progetto, già immortalato su un cd che ha convinto tutti, figurando al vertice di molte classifiche specilizzate del 2018, è un vero atto di amore per un musicista che ha segnato nel profondo la storia del jazz, diventando, grazie alla musica prodotta, così come ai tratti estetici ed al linguaggio, il protagonista di una vicenda che dalla storia, a tratti, sconfina nella leggenda. Rispetto al disco mancava a Rapallo il contributo di Roberta Gambarini, che insieme a Cisi ha scritto le liriche di due composizioni, seguendo i particolari codici linguistici di Young , fornendo un apporto fondamentale al fascino dell’incisione, ed era presente alla batteria , perfettamente in ruolo con un apporto misurato ma inappuntabile, Adam Pache al posto di Greg Hutchinson, con Dino Rubino e Gabriele Buonaccorso a confermare l’organico. Grande intesa fra i quattro per un gioco d’insieme ben rodato ed, oltre alla conferma della autorevole personalità di strumentista di Cisi, belle sorprese dal pianoforte percussivo e sofferto di Rubino, che in un due pezzi si è prodotto anche al flicorno, e del contrabbasso rotondo di Buonaccorso, vera colonna strutturale della musica.
Ma i pregi di “No eyes” risiedono anche nella impostazione progettuale dell’operazione, che evita di ripercorrere le pagine più conosciute di Young per comporre un articolato mosaico in cui figurano omaggi di altri musicisti a Prez, brani originali e cartoline d’epoca. Fra i primi la briosa “Lefter left town”, altro gioco di parole, composta da Wayne Shorter alla morte del sassofonista, che ha aperto il concerto di Rapallo, e la celeberrima “Goodbye pork pie hat” di Mingus introdotta qui da un denso soliloquio del contrabbasso e giocata su un tempo più lento del solito a cogliere tutte le sfumature del tema. Fra gli originali, che rivelano le qualità compositive di Cisi , “Presidential dream”, scritta immaginando le giornate di Lester Young negli ultimi mesi di vita nella squallida stanza dell’hotel di fronte al Birdland dove si lasciò morire, ricca di aromi latini enfatizzati dal dinamico solo del pianoforte di Rubino, e “Prezeology”, dal tema squisitamente hard bop, vetrina per le doti improvvisative del sax. Ed infine il clima dell’orchestra di Count Basie, di cui Young fu protagonista, con “Jumpin’at the woodside” e “Tickle toe”, con l’alternanza del sax e del flicorno, e quindi lo standard “These foolish things”, che diventa un piccolo riassunto di temi e suggestioni tratte dalla storia di questa musica. A chiudere un concerto davvero riuscito, come bis, la ballad “That’s all” , e c’è da sommettere che, lassù, un pork pie hat sia stato inclinato a ringraziare.
Il festival Valle Christi, per le cui scelte artistiche ed organizzative va rivolto un sentito apprezzamento agli organizzatori, si conclude Martedì 20 agosto con il concerto per piano solo di Danilo Rea “Tributo a Fabrizio De Andrè” in programma a Villa Tigullio a Rapallo.