Il jazz ha un debito enorme con la Impulse di Bob Thiele: impossibile pensare agli anni ’60 prescindendo da lei. Ma la gestione , e soprattutto la conservazione degli archivi non erano certo il loro forte (né di quelli che li erediteranno in seguito).
Ma continua ad operare una rocambolesca Provvidenza della Musica, e, quasi in un replay della scoperta di ‘Both Direction at Once’ della scorsa estate, eccoci di nuovo di fronte all’imprevisto emergere di un altro lascito coltraniano.
Anche qui la storia prende la piega di un piccolo romanzo. Si inizia in Canada, al National Board of Cinema. Siamo nel 1964, ed il giovane documentarista Gilles Groulx progetta quello che poi diventerà ‘Le Chat dans le Sac’, un lungometraggio in stile Nouvelle Vague in cui comincia a risvegliarsi l’identità del Quebec francofono che solo molti anni più tardi diventerà addirittura un caso politico internazionale. Groulx scopre che la sua protagonista designata Barbara Ulrich possiede quasi gli stessi dischi che ha anche lui, jazzfan appassionato che tra l’altro non manca una delle incisioni di Coltrane. Sull’onda del dilagare dell’affaire amoroso dal set del film alla vita reale, Groulx e la Ulrich cominciano a sognare per le scene clou del loro film una soundtrack firmata dal loro mito comune. Attraverso una rete di passaparola, la cosa viene all’orecchio del bassista Jimmy Garrison, che ne parla al suo leader. Trane è uomo quantomai sobrio e taciturno nella scena pubblica – bastano ed avanzano le infinite polemiche che lo accompagnano nel mondo della musica -, ma mai sia che una voce conculcata e di minoranza non trovi eco nella sua musica.
Van Gelder Studio, Englewood Cliffs. Un luogo veramente speciale
E così il 24 giugno 1964 Rudy Van Gelder dà il segnale di partenza ad una sessione da cui usciranno circa 37 minuti di musica. Non si tratta di brani originali, ma di rielaborate versioni di songs già incisi dal Quartetto: “Village Blues”, “Like Sonny”, “Traneing in”, “Naima” ed infine “Blue World”, una trasposizione dell’ “Out of this World” comparso nel “Coltrane” del 1962, un disco che dovrebbero riascoltare tutti quelli che ‘non capisco Coltrane’, ‘Coltrane suona solo per se stesso’, ‘Coltrane ha stancato’, misurando tutta la incommensurabile distanza tra l’originale ed i successivi ‘coltranismi di maniera’, del resto spentisi da un pezzo. Poche settimane dopo sarà completato anche ‘Crescent’, un’altra raccolta ‘pausa di riflessione’ nell’ascensione del quartetto di Coltrane. Quelli che hanno ascoltato la colonna sonora completa affermano che in essa c’è anche più di una premonizione dell’ ‘A Love Supreme’ che seguirà nell’anno successivo.
1962, ma l’emozione continua ancora
La prosaica necessità di risparmiare sui diritti ci porta così ad avere delle pietre di paragone dei progressi vertiginosi compiuti da Trane ed i suoi negli anni ed addirittura nei mesi trascorsi dalle prime registrazioni dello stesso materiale, un’opportunità non di poco conto. E poco importa se solo una diecina di minuti di musica furono poi effettivamente impiegati per il film di Groulx , peraltro in scene cruciali ed in massima evidenza, come le sequenze finali commentate da questo raccolto, incantatorio “Blue World” che ci viene offerto in anteprima.
E poi, se non era per il nastro custodito presso il National Film Board del Canada a fine mese non avremmo avuto l’album ‘Blue World’ in uscita presso la peccatrice redenta Impulse…. all’epoca la seduta non era stata annotata nei suoi registri.
L’estate scorsa parlando di ‘Both Direction at Once’, altra musica ‘salvata dalle acque’, mi venne da dire che lo ‘spettro gentile’ di Trane continua a non abbandonarci: di quell’album – pur privo di ogni levigatezza di produzione, popolato di voci di studio come sarà anche questo – se ne sono già vendute oltre 250.000 copie in vari formati. Per i tempi che corrono, e trattandosi di un disco di jazz ‘senza se e senza ma’, è un risultato che ha dell’incredibile. Che anche noi non si riesca a dimenticare lo ‘Spettro Gentile’ e la sua passione? Milton56