“Una visione del jazz spirituale del 21 secolo che è metà Alice Coltrane, metà Blade Runner”.
Con una definizione del genere resistere alla curiosità di un ascolto è davvero arduo, e se poi si scopre che The Comet is coming altro non è che l’ennesima avventura di un personaggio centrale della nuova scena jazz britannica come Shabaka Hutchings, siamo già all’opera. La genesi del gruppo si trova in un incontro più o meno casuale del sassofonista con il batterista Maxwell Hallett (Betamax) ed il tastierista Dan Leavers (Danalogue) durante un concerto del duo sotto la sigla Soccer 96. Invito immediato sul palco per improvvisare insieme, e la Cometa è pronta ad illuminarci , seminando nei cieli costellati dai pianeti Sun Ra, Alice e John Coltrane una scia composta dal primo cd “Channel the spirit” nel 2016, seguito del 2018 da un ep dal minaccioso titolo “Death to the planet”, ed infine da questo “Trust in the Lifeforce of the Deep Mystery“, uscito qualche mese fa per la Impulse Records. Se le fonti di ispirazione, etichetta discografica inclusa, sono chiare ed esplicite, gli intenti non sono certo orientati ad una rilettura calligrafica dei modelli citati, quanto piuttosto all’utilizzo di modi e strutture che appartengono a pieno titolo alla contemporaneità. Nei quaranta minuti del disco convivono, in un perimetro spesso definito dall’elettronica, le ipnotiche ritmiche hip hop/dub accentuate da saturi synths di “Birth of creation“, il tour de force dance fra le scansioni elettroniche ed il sax distorto di “Summon the fire“, gli ipnotici grooves funk di “Super Zodiac“, le sincopi drum ‘n’ bass di “Timewave zero” e le atmosfere pesanti e scure di “Blood of the past“, arricchita dalle liriche di Kate Tempest, un richiamo alle ibridazioni jazz /metal di un gruppo dal nome autoesplicativo come gli scozzesi Free Nelson Mandoomjazz.
Anche quando il trio esplora una dimensione più rilassata ed immaginifica (“Astral Flying”, “Unity”), o meditativa e spirituale, come nel brano di apertura “Because the end is really the beginning“, con le sue atmosfere sospese, resta centrale l’apporto dell’elettronica usato ora in funzione strutturale, ora per filtrare il sax di Hutchings. Il quale è protagonista assoluto dell’opera, con una capacità camaleontica ammirevole che gli consente di affrontare con disinvoltura le ampie campiture dei brani più intimi come le più sfrenate armonizzazioni degli episodi costruiti su ritmi da dance hall, fino all’apoteosi della finale “The universe wake up“, sincero omaggio allo spirito di Coltrane sviluppato in concentrato raccoglimento fino ad un’esplosione solista gestita tramite la tecnica della respirazione circolare.
Alla fine si resta con la curiosità pienamente appagata e l’impressione che, se è lecito parlare di nuovi orizzonti per il jazz, la traiettoria possa essere (anche) quella della Cometa in questione.
La Cometa arriva anche in Italia. Ecco le date:
24_10 / Pisa, Pisa Jazz
25_10 / Cormons(GO), Jazz & Wine of Peace
26_10 / Bologna, Robot festival
27_10 / Trento, Jazz’About
03_11 / Bari, TimeZones
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