Stroncature

Su questo nostro piccolo spazio non sono comparse, a mia memoria,  stroncature, meglio sarebbe dire : pareri negativi, riguardo ad album di musicisti di una certa caratura ed importanza. Uno dei motivi sicuramente risiede nel fatto che c’è tanta buona musica da ascoltare che diventa perdita di tempo occuparsi di quella meno riuscita. Ma indubbiamente ci sono anche altre motivazioni.

Non deve mai mancare il rispetto per il lavoro e la passione dei musicisti, e questo a prescindere dal gradimento o meno del loro lavoro. Qualche mese fa un jazzista italiano mi ha inviato i files del suo ultimo album e dopo qualche tempo mi ha chiesto un parere. Avevo ascoltato i brani distrattamente, fuorviato dal pregiudizio nutrito verso un incontro tra jazz ed elettronica per me ostico. Quindi ho liquidato le aspettative con un generico “interessante ma non è il mio genere”.

Ho intercettato la delusione del mio interlocutore, ma, a farmi ripensare radicalmente la valutazione affrettata e poco simbiotica ci ha pensato un  articolo di Ettore Garzia, blogger che stimo e seguo fin dagli inizi della sua attività on line. Dopo aver letto le sue poche righe mi sono reso conto con tutta evidenza dell’errore nell’approccio ad un materiale che, per puro pregiudizio, avevo già catalogato come non in sintonia con i miei gusti.

Un errore, bisogna sempre tenere la mente sgombra e le orecchie aperte,  mi sono immediatamente scusato con il musicista e ho riaffrontato l’album traendone impressioni molto diverse dalla prima volta.

Sicuramente è complicato scrivere bene una buona recensione (più si ascolta e si legge e più forte è la consapevolezza di quel che non si sa) ma è oltremodo ancora più difficile scrivere una stroncatura seria e motivata. Recensire è affare serio da affrontare con leggerezza, stroncare è una esperienza letteraria da infiocchettare con ironia.

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La pratica della stroncatura e dell’insulto sono diventate praticamente un genere letterario, qualcosa che trascende lo scontro diretto: lo stroncatore o l’insultante di solito non intende davvero offendere o fare del male al destinatario; più che altro vuole fare sfoggio di wit, come fin dal Seicento gli inglesi chiamano l’ironia sarcastica e pungente. Sublime il telegramma di George Bernard Shaw a Winston Churchill: “Le ho riservato due biglietti per la prima del mio Pigmalione. Porti un amico. Se ne ha uno”. Ipersublime, come sempre, la risposta di Churchill: “Non posso venire alla prima. Verrò alla seconda. Se ci sarà”.

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4 Comments

  1. Mai avrei pensato di associare una stroncatura ad un disco di Bill Frisell, artista che seguo ed apprezzo da decenni. Ma il recente “Harmony” pubblicato da Blue Note, dedicato ad atmosfere country e dominato dai vocalizzi infantili di Petra Haden, con la chitarra in ruolo meramente di contorno, è davvero indigeribile, e non solo per un jazzfan. Confrontate la versione di Deep Dead Blue presente sul disco con quella incisa con Elvis Costello e potrete facilmente rendervi conto.Spero che il buon Bill si smentisca al più presto

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    1. Esattamentte quello che ho pensato io quando ho sentito la stessa formazione (circa, ma il concetto è quello) a Fano Jazz 2018. Si salva la bella prova di amicizia di Frisell verso papà Haden, ma per il resto… tanto talento buttato (i sidemen del concerto erano di vaglia, non a caso qualcuno praticamente sonnecchiava sul palco) zio Bill in versione balneare era del tutto irriconoscibile. Adesso preparati alle grida di qualche ayatollah, io li ho già sperimentati 😉 . Milton56

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