Un anno in giro per il mondo, fra Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti e puntate in India ed Africa. Così, tradotto in geografia, il mio 2019 di ascolti, un anno nel quale, mi rendo conto ora redigendo con fatica questa lista, sono “stato” molto poco in Italia. Altro dato che attingo dalla memoria, la penuria di concerti, occasioni per ascoltare dal vivo il jazz che, in una Liguria ridotta a bollettino di guerra quotidiana per la situazione stradale, sembra essere davvero l’ultima delle preoccupazioni. A Genova resistono due jazz club e propongono quello che possono, in città è rimasto un solo festival estivo, ed anche dalle realtà periferiche come Chiavari, dopo un avvio promettente, stentano ad arrivare nuove iniziative. Per evitare la depressione, voglio quindi segnalare, come extra bonus alla lista degli italiani, un disco di musicisti liguri, tutti conosciuti ed apprezzati a livello nazionale: “Melodies”, inciso dal trombettista Gianpaolo Casati, con Rodolfo Cervetto alla batteria, Dino Cerruti al basso ed Andrea Pozza al pianoforte. Si esplorano, con essenziale semplicità e tanto amore per queste musiche, melodie di brani famosi, da Parker a Ellington, da Bernstein a Cole Porter, da Carla Bley a Charlie Haden e Tom Harrel. Lo pubblica Caligola Records dopo un rodaggio live passato anche dal capoluogo ligure. Magari per qualcuno potrà non essere fra i migliori dischi dell’anno, ma per il jazz a Genova credo sia la migliore testimonianza di vitalità.
Andrea Baroni
Nuovi nel 2019 in ordine casuale
The Comet is coming. Trust in the lifeforce of a deep mistery. Fra le tante novità proposte dalla scena inglese ecco quella più estrema nel tentare nuove traiettorie per il sax di Sabaka Hutchings, che spazia fra ritmiche drum and bass, synths e cieli elettronici . Per tentare un avvicinamento lassù, allo spazio interstellare di Coltrane.
Stephan Thelem – Fractal guitar (Moon June )/ Sonar with David Torn Tranceportation (RareNoise). C’è qualcosa di nuovo ed ammaliante fra le corde delle chitarre tritoniche dei Sonar, quartetto elvetico che lo scorso anno ha incontrato il chitarrista David Torn, lanciando una collaborazione da cui sono nate tre opere che incrociano rigido minimalismo chitarristico ed astratta elettricità. Se ci ha messo il naso anche Bill Laswell con un suo remix, l’attenzione va tenuta desta. Torn è presente anche nel solo di Thelem, leader della band, mentre nel 2020 è già annunicato il vol 2 di Tranceportation.
The Ed Palermo Big Band– A lousy day in Harlem (Sky cat records). Ed torna ad una dimensione jazz piena dopo anni dedicati a rielaborazioni della musica di Frank Zappa, e realizza un disco gioiello, proiettando la sua orchestra verso Ellington ed altri grandi compositori americani. Senza scordare l’ironia, come da titolo e copertina che omaggiano sorridendo la tradizione jazz.
Jamie Saft, Steve Swallow Bobby Previte – You don’t know the life (RareNoise)
Jamie Saft, Bradley Jones, David Liebman, Hamid Drake – Hidden Corners (RareNoise)-Il pianista statunitense continua ad alimentare, al ritmo di due/tre uscite l’anno una carriera all’insegna del totale eclettismo: qui abbiamo un organ trio con due giganti , che nel 2020 vedrà un seguito, ed un quartetto dedicato alla dimensione spirituale del jazz, con compagni altrettanto autorevoli. Non riletture di genere, ma invenzioni attuali sviluppate a partire dalla sincera ammirazione ed immedesimazione nella lezione degli “ancestors”.
Dave Holland/Zakir Hussain/Chris Potter – Good hope (Edition records). Una nuova ipotesi di trio jazz con le tablas al posto della batteria ed il collaudatissimo duetto Potter/Holland. Musica ricca di inventiva e di groove che trasmette istintivamente “good vibrations” , ma sottende capacità progettuali ed interpretative di elevata caratura.
Marylin Mazur’s Shamania (RareNoise) – Un affresco costituito da richiami vocali della tradizione africana, ritmi del gamelan indonesiano, ed atmosfere raffinate ed eteree di certo jazz nord europeo intessuto da un tentetto femminile con la percussionista a dirigere dietro ai tamburi. Un flusso di idee e sentimenti in cui le dimensioni temporali e quelle geografiche si fondono per avvolgere l’ascoltatore in un abbraccio globale.
James Brandon Lewis– An unruly manifesto (Relative Pitch). Il manifesto di Brandon Lewis è una delle più convinvìcenti ed avvincenti sintesi di black music ascoltato quest’anno, con il suo sax che lancia schegge infuocate insieme alla tromba di Jaimie Branch, sul tappeto ritmico hip hop assicurato da Luke Stewart e Warren Trae Crudup III. La chitarra di Anthony Pirog è poi l’anello di congiunzione con il rock più avventuroso, stretto ulteriormente nell’edizione del quintetto con l’esplosiva chitarrista Ava Mendoza.
Inediti /Ristampe
Dave Liebman/Romano Pratesi – Sound Desire (Dodicilune).
Jimmy Giuffre 3 Graz Live 61 (ezz-thetics)
Wes Montgomery – Back on Indiana Avenue (Resonance)
Paul Bley Gary Peacock Paul Motian – When will the blues leave (ECM)
Miles Davis – The legendary Prestige Quintet sessions (Craft)
Italiani
Gabriele Mitelli /Rob Mazurek Star Splitter (Clean Feed)
Enrico Pieranunzi – New conceptions (Storyville)
Giovanni Guidi Quintet – Avec le temps (ECM)

Fantastico Il disegno, la musica non l’ho ancora ascoltata
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