Sophie Tassignon – Mysteries Unfold

Per una  volta lasciate da parte sassofono, trombe, contrabbasso, pianoforte e batteria. E lasciatevi trasportare solo dalla voce. Quella di Sophie Tassignon cantante e performer belga di stanza a Berlino che, dopo un ventennio di musica fra jazz e avanguardia, ha deciso di affidare a questa raccolta di canzoni l’ esperimento piu estremo, interpretare da sola con il suo strumento duttile ed avvolgente e l’aiuto dell’elettronica, dieci canzoni scelte in giro per il mondo e nel tempo, per parlare di storie e personaggi femminili. Sophie ha prodotto nel corso degli anni diversi lavori campo jazz, esordendo con il cd del 2006Moon Talk”, (Alone Blue Records), con il suo gruppo ZOSHIA, seguito due anni dopo da “Hufflignon“, scritto con il sassofonista canadese Peter Van Huffel, in seguito divenuto suo marito, pubblicato dall’etichetta portoghese Clean Feed Records, ed è stata impegnata, negli anni successivi, in svariati contesti e formazioni , dal teatro d’avanguardia con la regista polacca Elzbeta Bednarska al duo “Charlotte and Mr. Stone” ,  con il musicista inglese Simon Vincent, dal progetto solista di improvvisazione vocale ZÔSH, al quartetto AZOLIA con la sassofonista Susanne Folk.
“Mysteries Unfold“, pubblicato dalla  casa discografica RareNoise, al solito coraggiosa e visionaria nelle proprie scelte, comprende quattro composizioni originali e quattro di autori scelti in un immaginario songbook metatemporale che comprende il canto di battaglia russo “Guby Okayannie” del compositore Chersanovich Kim, scoperto nel film “Five evening” di Nikita Mikhalkov, “Jolene” di Dolly Parton, “Witches” del gruppo rock Cowboy Junkies ed una composizione di Antonio Vivaldi, “Cum dederit“, con un testo tratto da un Salmo dell’Antico Testamento. Le arcate di suono che la voce di Sophie riesce a creare, coniugando gli estremi timbrici della propria estensione vocale e moltiplicandosi  con l’ausilio dell’elettronica, rendono palpabile l’emozione evocata dai testi delle composizioni, senza alterare la struttura armonica originale delle canzoni. Si susseguono, quindi, nei brani citati la rabbia e la veemenza dell’urlo di battaglia, la sofferenza idilliaca della gelosia, l’attrazione per la sfera di ciò che è socialmente proribito, ed una evocazione in forma di preghiera della più intima dimensione spirituale.  “Credo che il titolo del disco sia nato perchè la donna è stata costretta  nel corso della sua esistenza  nella storia, a nascondere tanti sentimenti ricchi ed avvincenti che queste canzoni tentano di svelare“. Una veste sonora avvolgente e mistica caratterizza anche i brani originali  originali, tre cantati in inglese ed uno in francese francese, “La nuit” nel quale la voce diventa anche pressante elemento ritmico prima di  scindersi  in mille piccoli  frammenti. Con una sola   eccezione, quella  di “Don’t be so shy to me” una sorta di doo wop futurista che testimonia la versatilità espressiva e lo spirito di questa artista,
rappresentante di una categoria, come lei stessa dice, “che ha la responsabilità di percepire e trasmettere attraverso il proprio essere le emozioni del mondo“.

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