Uno degli effetti ricorrenti, in questa prima tornata di concerti estivi dopo il periodo di chiusura, è il grande entusiasmo dei musicisti nel tornare sul palco davanti al pubblico, archiviando, speriamo per sempre, mesi di esperimenti più o meno riusciti di concerti on line dalle stanze di casa. Era un feeling palpabile anche nella serata di mercoledì 5 agosto che apriva la sezione del Festival di Valle Christi a Rapallo dedicata al jazz, con il trio di Daniele Gorgone, con Marco Piccirillo al contrabbasso e Matteo Cidale alla batteria, e gli ospiti Flavio Boltro alla tromba e Nico Gori, al sax e clarinetto. Un risultato, quello di confermare il Festival sia pure in formato ridotto a sole tre date, e con tutte le restrizioni del caso, ottenuto grazie alla determinazione ed all’impegno degli organizzatori di Omnia Eventi, con la collaborazione del Comune e della Regione Liguria. La scelta del Direttore artistico Bruno Guardamagna per l’unica serata dedicata al jazz è caduta sul trio del pianista pisano, musicista giovane ma dal curriculum già ricco di esperienze anche internazionali, che ospitava i veterani Boltro e Gori allargando ad un quintetto, in questi giorni impegnato in una piccola tourneè italiana, il proprio consolidato gruppo. Omaggio ai suoni ed alle atmosfere Blue Note dei sixties dichiarato già in anteprima, il concerto si è aperto con la composizione originale di Flavio Boltro “First smile”, in linea con la scelta stilistica della serata, che è proseguita con omaggi a Joe Henderson (Recordame) ed Herbie Hancock (Driftin’), evidenziando un solido interplay e le doti ben conosciute dei protagonisti: Boltro, che ha coltivato negli ultimi anni un proficuo rapporto con la scena jazzistica francese, non negandosi sporadiche sortite di ritorno in Italia, sfodera una verve ed una espressività contagiosa, sia nelle costruzioni melodiche che negli articolati solo, con un suono che privilegia l’emozione alla pulizia formale, Gori si conferma un vero virtuoso del clarinetto e convince anche quando imbraccia il tenore, specie nella lunga parte centrale del concerto dove conquista l’attenzione silente della platea in uno slow ricco di rimandi a celebri temi della storia del jazz. L’eloquio bluesy di Gorgone, abile anche nella gestione degli spazi strumentali del collettivo, è invece una piacevole scoperta, un pianista che sulle orme di Dado Moroni ha elaborato un proprio linguaggio raffinato ed essenziale, ben assecondato da una sezione ritmica che fornisce un adeguato apporto senza lesinare un pizzico di estrosità.
Nel finale dopo una sontuosa versione di “Bluesette” di Toots Thielemans due cose che, citando Moroni, Gorgone considera rare nei concerti: un rhythm change, ed è una spiritosa versione del tema del cartoon “The Flinstones”, ed un blues, ribattezzato in onore della salsa wasabi, che, ospitando uno scintillante duello dixieland fra il clarinetto di Gori e la tromba di Boltro, chiude nel modo migliore la serata.
foto di apertura di Giovanni Villani