Tutto è cambiato negli ultimi mesi ma, nonostante i cambiamenti e le incertezze, JAZZMI torna live e sarà una festa: distanti ma vicini. Il jazz è nato per raccontare il mondo e JAZZMI per portare il Mondo a Milano. Siete pronti? JAZZMI vi aspetta dal 22 ottobre al 1 novembre!
– programma completo online dal 30 settembre 2020 –
Ecco gli eventi già confermati:
Giovedì 22 Ottobre, 18.30 e 21.30 | Triennale Milano teatro
DANILO REA “TRE PER UNA”, OMAGGIO A MINA
Con la partecipazione di MASSIMILIANO PANI
Giovedì 22 Ottobre, 21.00 e 23.00 | Blue Note Milano
SERENA BRANCALE & SPECIAL GUEST
Venerdì 23 Ottobre, 21.00 | Teatro Dal Verme
THE COMET IS COMING
Venerdì 23 Ottobre, 20.00 | Triennale Milano Teatro
FRANCO D’ANDREA – NEW THINGS
Sabato 24 Ottobre, 20.00 | Triennale Milano Teatro
C’MON TIGRE + TOCCAFONDO
Sabato 24 Ottobre, 21.00 | Teatro Dal Verme
JAMES SENESE NAPOLI CENTRALE
Sabato 24 Ottobre, 23.00 | Triennale Milano Teatro
TOMMASO CAPPELLATO
Domenica 25 Ottobre, 12.00 | Triennale Milano Teatro
GIOVANNI FALZONE / GLAUCO VENIER
Domenica 25 Ottobre, 21.00 e 23.00 | Blue Note Milano
BALKAN ROOTS WITH ORRIN EVANS
Martedì 27 Ottobre, 20.00 | Triennale Milano Teatro
MICHAEL LEAGUE & BILL LAURANCE
Martedì 27 Ottobre, 21.00 e 23.00 | Blue Note Milano
MINO CINELU & NILS PETTER MOLVAER “SULA MADIANA”
Mercoledì 28 Ottobre, 20.00 | Triennale Milano Teatro
MUSICA NUDA (PETRA MAGONI e FERRUCCIO SPINETTI)
Mercoledì 28 Ottobre, 21.00 e 23.00 | Blue Note Milano
CAMILLE BERTAULT
Giovedì 29 Ottobre 20.00 | Triennale Milano Teatro
PEIRANI & PARISIEN
Giovedì 29 Ottobre 21.00 e 23.00 | Blue Note Milano
GEGÈ TELESFORO
Giovedì 29 Ottobre 21.00 | Conservatorio di Milano
PAOLO FRESU – AROUND TUK
Sabato 31 Ottobre 20.00 Triennale Milano Teatro
CRISTINA DONÀ & THE FISHWRECK – SEA SONGS
Sabato 31 Ottobre, 23.00 | Triennale Milano Teatro
SARATHY KORWAR
Domenica, 1 Novembre 19.00 | Triennale Milano Teatro
YARON HERMAN TRIO
Domenica 1 Novembre ore 18:00 e 21:30 | Conservatorio di Milano
STEFANO BOLLANI – PIANO VARIATIONS ON JESUS CHRIST SUPERSTAR
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Tanto di cappello a Luciano Linzi, che spesso ci legge e commenta, il programma fin’ora annunciato è sicuramente dignitoso e all’altezza della tradizione jazzistica della città. Lo dico ovviamente in considerazione del tempo della pandemia, che ci priva dei musicisti americani e in parte anche degli europei.
Personalmente pensavo che un rinvio al prossimo anno fosse di gran lunga la probabilità più consequenziale, invece ecco qui un cartellone che pone parzialmente fine al lungo digiuno di concerti jazz in città.
Riconosciuti i meriti a chi di dovere ora però apro il cahier de doleances: leggo nomi che definire abusati è ancora minimizzare la situazione. E non parlo ovviamente del valore dei singoli musicisti bensi’ della lora sovraesposizione, anche e sopratutto nel territorio milanese.
Per andare al punto e fare nomi e cognomi: sarebbe stato bello dire basta ai Fresu e i Bollani, sono del tutto stravisti fino alla nausea, lo so, portano pubblico, ma vi sono centinaia di bravi musicisti più freschi e, perché no, originali quanto basta a far dimenticare i soliti noti.
Ci sarebbe poi un altro fattore, non meno importante, che meriterebbe spazio e discussione: che tipo di pubblico portano i Fresu e i Bollani ? Per mia esperienza diretta, facilmente confermabile da chi ha assistito ai loro concerti, diciamo, una diecina/ventina di volte, richiamano si frotte di persone, ma solitamente ben poco interessate alla musica jazz nel senso più ampio del significato. Sono presenti per “l’evento”, per la medianicità dei protagonisti, perchè fa figo, perchè pensano che Lee Morgan e Woody Shaw siano stati dei presidenti degli Stati Uniti nel 1800….
Non voglio fare il controcorrente di professione, ne dare l’idea di avere una preconcetto o una bassa considerazione dei nostri eroi, ma mi pare evidente che il periodo “glorioso” dei due risale ormai a decenni fa. Inoltre entrambi fanno centinaia di concerti l’anno mentre molti altri jazzisti italiani non si sono mai visti a Milano. Un po’ di coraggio, suvvia. E se servono nomi basta chiedere….
Ciao! Accetto sempre le critiche costruttive.Ma non accetto che, e quest’anno in particolare,ci si accusi di mancanza di coraggio.Nel 2020 realizzare JazzMi è ,in sè ,prova di coraggio enorme.Abbiamo dovuto buttare nel cestino il programma che avevamo immaginato e crearne un altro.Tim Berne,Craig Taborn,Vijay Iyer+Leo Smith,Jamie Branch e molti altri,via.
Nelle difficoltà contingenti che riguardano limitazioni massicce in merito ai teatri da poter usare,capienze ridottissime,aumento dei costi di produzione per osservare le norme sanitarie e di sicurezza,etc.Nell’incertezza assoluta dei risultati.Sto ultimando la stagione nel parco della Casa del Jazz a Roma.Abbiamo fatto 70 concerti dal 1 luglio a fine settembre.Con un calo delle presenze tra il 50 e il 60% rispetto al 2019.Questa è la realtà.Molti spettatori hanno ancora paura di uscire.
Un festival delle dimensioni di JazzMi si regge su delicati equilibri.Ricordo che il ns festival non gode di corposi “vitalizi” dal Mibact,nè di finanziamenti comunali o regionali.Quindi in queste condizioni è impossibile rinunciare agli unici 2 artisti italiani che garantiscono un risultato importante al botteghino.Per quanto riguarda Fresu,avevamo già in programma di celebrare i 10 anni della sua etichetta Tūk,e il concerto darà spazio ad alcuni dei molti giovani musicisti che l’etichetta sostiene,documenta e mette in luce,regolarmente da 10 anni.E forse questo andrebbe ricordato e sottolineato.
Detto questo,tutto è perfettibile.Ci mancherebbe.
Con immutata stima.
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Grazie Luciano per il commento, esplicativo e dai toni colloquiali come sempre dovrebbe essere. Seppur non ci conosciamo di persona ricambio la stima che mai è venuta meno. Nel merito delle scelte, che, ripeto, non inficiano il giudizio sul valore dei singoli, credo che con il cachet di Bollani si sarebbero potute allestire almeno due serate, magari con jazzisti che a Milano non si sono mai bisti
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….accidenti, mi è partito il commento prima ancora di finirlo….stavo dicendo che che, a titolo di esempio, un album come The Connection di Aldo Bagnoni, sicuramente tra i migliori della stagione, avrebbe meritato un invito e dato lustro ad un musicista pressoché sconosciuto alle nostre latitudini. Ma comprendo perfettamente le ragioni di chi organizza, le difficoltà e le incertezze dei tempi correnti, e certamente non ho nessun desiderio di improvvisarmi organizzatore. Da persona che segue da più di mezzo secolo le vicende del jazz esprimo la mia opinione nel rispetto delle altrui. Però, consentimi un ultima battuta: per venire a Milano io ho almeno due ore di auto + il ritorno. Letto il programma, i motivi per affrontare una simile trasferta sono proprio labili. Gli italiani li ho visti più o meno tutti e molte volte, gli altri magari meno, ma vale la pena affrontare 4 ore di viaggio per un’ora e mezza di musica? Si, sto invecchiando…..Un caro saluto
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