Art Blakey and Cedar Walton during the Jazz Messengers’ Indestructible session, Englewood Cliffs NJ, May 15, 1964. Photo by Francis Wolff.
Domani, 17 gennaio, il formidabile pianista Cedar Walton avrebbe compiuto 86 anni, essendo nato nel 1934 a Dallas.
Cedar Walton nel 1962 suonò con l’Art Blakey Sextet. [Wayne Shorter, Freddie Hubbard Curtis Fuller, Reggie Workman e Cedar Walton.] Walton è stato un membro chiave dell’incarnazione 1961-64 dei Jazz Messengers di Art Blakey, che è spesso citata come la migliore delle molte versioni di quel famoso gruppo che il batterista mantenne in vita fino alla fine dei suoi giorni.

Cedar Walton era un potente pianista hard-bop, che compare in più di 400 registrazioni e ha unito uno stile fisico e ritmico con assoli sensibili e delicati. Ma la sessione di registrazione più misteriosa di Cedar avvenne nell’aprile del 1959, quando il pianista fu la prima scelta di John Coltrane per Giant Steps. Sebbene sia stato registrato in due riprese complete durante una sessione di prove all’Atlantic, una serie di eventi ha indotto il produttore di Atlantic Nesuhi Ertegün a scegliere infine Tommy Flanagan.
Cedar Walton era uno di quei musicisti jazz che apparentemente erano ovunque come sideman negli anni ’60, comparendo su una manciata di album classici e quasi sempre contribuendo con un numero originale sbalorditivo al set. Ha registrato dischi estremamente pregevoli per tutti gli anni ’70 e ha continuato questa tendenza fino alla fine della sua vita con una serie di registrazioni eccellenti per l’etichetta High Note negli anni 2000.
Gli album Blue Note davvero fantastici in cui suona Cedar Walton vanno da “Slow Drag” di Byrd (un altro classico che è una miscela inconsueta di suoni), ad un tris di grandi dischi di Lee Morgan – Sixth Sense, Sonic Boom e Caramba !. Allo stesso tempo Walton iniziò a incidere su Prestige come leader: “Spectrum” e “Electric Boogaloo Song” con musicisti ben conosciuti da Walton come Clifford Jordan e Blue Mitchell, e sezioni ritmiche stellari, Jack De Johnette, Micky Roker e Bob Cranshaw. La musica include standard, originali di Walton e alcuni vecchi brani del leader rivisitati .

La meravigliosa ballata “Sabbatical” che propongo è tratta da Spectrum. Fu più o meno in questo periodo che Walton iniziò a suonare anche il piano elettrico, con risultati a volte contrastanti. Le sue composizioni venivano riproposte da artisti del calibro di Freddie Hubbard e mentre il jazz viveva un periodo di transizione entrando negli elettrici e rockeggianti anni ’70, Walton continuò a muoversi in un ambito di jazz classico, collaborando di nuovo con Blakey, Jordan e Eddie Harris.
Cedar Walton al posto di Tommy Flanagan in ‘Giant Steps’? Grande occasione perduta, il povero Flanagan a tratti sembra letteralmente traumatizzato dalla vulcanica inventiva di Coltrane. Comunque la Storia non si fa con i ‘se’: un passo falso di Ertegun, comunque. Di Cedar Walton va ricordata anche la creazione di ‘Eastern Rebellion’, un gruppo dalla forte fisionomia che negli anni ’70 delineò un vero canone dell’hard bop più rigoroso ed avanzato: e dati i tempi, era cosa tutt’altro che scontata e facile. Last but not least, Cedar ebbe un rapporto intenso e non occasionale con il nostro paese, soprattutto negli anni ’80 e nell’area bolognese: fu ben ricambiato, nel 1985 registro’ per la mai abbastanza compianta Red Records tre dischi in trio ricavati da un concerto bolognese, che sono tra le cose migliori dei suoi ultimi anni. Eh sì, incredibile a dirsi, ma c’è stato un tempo in cui gli americani venivano in Italia a fare cose altrimenti impossibili o problematiche negli States….bei tempi (andati) Milton56
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