Sotto la maschera
mille universi splendono.
L’anima brucia.
Axel Klimt
(…) Scelgo di suonare una musica di matrice improvvisativa perchè nello “sconosciuto” nel “momento” ci sono le caratteristiche di un atteggiamento profondamente rivoluzionario. C’è la capacità di essere inclusivi con l’ambiente, con gli altri, con il suono. C’è la ricerca di strategie di bellezza, una ricerca totale e avvincente ed una ritualità antica di creazione. Una responsabilità profonda ed un’attitudine vera onesta.
Comincio a rendermi conto che siamo in una parte della percezione altra, lontani dalla consolazione di chi abusa le parole libertà, diritto, giustizia. Lontani dal concetto egocentrico di artisti. Siamo uno con chi ci ascolta, siamo uno con chi suona con noi, siamo uno con il silenzio. E’ una bellezza dolorosa certo, non certo consolatoria. Ma viva. Viva.
Non riesco a capire perchè i movimenti di persone non accolgano queste prassi come proprie. Veicoliamo un senso profondo. Ma a noi si preferisce chi urla banalità spesso. Perchè un mercato ha cucito sugli interessi di ognuno di noi il prodotto giusto. Ma noi non siamo un prodotto. Siamo lavoratori del mistero, siamo operai del silenzio. Siamo chi accende la luce di giorno, siamo il lampo durante il temporale. Siamo necessari.
Siamo tanto abituati a vedere le cose attraverso uno schermo che dimentichiamo il nostro Pianeta, i nostri sentimenti e viviamo abortiti nelle nostre tane. Ci prepariamo al domani vivendo nell’eternità e morendo in un solo momento.
Marco Colonna, da Facebook
