Stephan Thelen – Fractal Guitar 2 (Moon June Records)

Per i lettori di Traccedijazz oramai dovrebbe essere una conoscenza “di casa”, visto quante volte il suo nome è passato su queste colonne. Per abituès o meno, la notizia è, comunque, che Stephan Thelen, chitarrista svizzero leader della band Sonar ha pubblicato il suo secondo album solista “Fractal guitar2” a seguire l’acclamata opera prima del 2019, nella quale in compagnia di autorevoli colleghi esponenti del mondo della sperimentazione a sei corde come David Torn, Markus Reuter, Henry Kaiser, aveva esplorato una vasta gamma di soluzioni basate sulla combinazione elettrica /elettronica dell’amato strumento. Stephan ora ritorna con un nuovo capitolo, e più o meno la medesima compagnia, impostato in modalità “presenza”, con delle session tenute a Novembre 2019 a San Francisco con Kaiser, Andy West della band Dixie Dregs e Chris Muir, e proseguito in modalità virtuale causa sopravvenire della pandemia.

L’album è stato registrato quasi per intero durante il lockdown – spiega Thelen – . Normalmente iniziavo dalla definizione di un groove basato su metriche anomale, per aggiungere poi le trame musicali, le parti di chitarra e le tastiere. Quindi inviavo queste basi ai chitarristi Markus Reuter, David Torn, Jon Durant, Barry Cleveland o Bill Walker, a seconda dello stile che ritenevo più adatto per la composzione. Lentamente i pezzi iniziavano, quindi, a prendere forma. Il passo successivo è stato registrare le percussioni in studio ed in questo caso devo dire di avere avuto la fortuna di coinvolgere due batteristi come Manuel Pasquinelli (dei Sonar) e Andy Brugger, che hanno fatto un ottimo lavoro nel dare vita a questi complessi poliritmi . L’ultimo passaggio è stato aggiungere le percussioni di Andi Pupato, altre tastiere suonate da Fabio Anile ed il basso di Stefan Huth. L’album è stato missato da Benjamin Schäfer e Markus Reuter a Berlino nell’agosto 2020 e masterizzato da Alexandr Vatagin a Vienna il mese successivo“.


Risultato di cotanto lavoro : oltre settanta minuti nei quali immergersi come in una lettura appassionante. Magari di un romanzo di fantascienza, considerati gli scenari futuribili evocati da questa musica in apparenza minimale e ripetitiva, in realtà ricca di micro o macro variazioni che determinano la cifra emotiva di ciascun brano. Si inizia con un titolo che più esplicativo non si potrebbe:“Cosmic krautrock” pare un omaggio ad una gloriosa stagione, quella delle “frontiere del cosmo che stanno su in Germania (E. Finardi) e dei suoi abitanti, Can, Ash Ra Tempel, Amon Düül e molti altri. Ritmica incalzante, flussi elettronici che scorrono sotto la superficie del tema ordito dalle chitarre (ben 5 qui in azione!), alternanza di tensione ritmica e stasi popolate da rifrazioni, un uso dinamico e quasi funky delle tastiere da parte di Thelen. Un gran bell’inizio. “Fractal guitar 2“ parte da un riff di stampo rock per affastellare progressivamente i contributi di una pluralità di timbri diversi, apportati dalla touch guitar di Mark Reuter, dalla lap steel di Bill Walzer, dalla fretless di Jon Durant e dalle acustiche di Barry Cleveland, fino al materializzarsi di un refrain che si incrocia con il precedente in un gioco straniante di piani incrociati e sfalsati. Il dialogo tra chitarra e organo detta la rotta di “Mercury transit”, il pezzo più “cosmico”, attraversato da scie elettroniche ed echi spaziali che ricordano quelli della chitarra di Steve Hillage (Gong). “Ladder to the stars”, con Henry Kaiser in formazione, è un esemplare dello stile minimalista che rappresenta il marchio di fabbrica dei Sonar, con il suo assertivo groove di percussioni e le fitte trame chitarristiche intrecciate a rafforzarne l’effetto, trampolino ideale per i solo della chitarra elettrica che dominano la parte finale. Atmosfere aeree e progressioni in souplesse convivono con le perentorie enfasi ritmiche ad incastro di “Celestial navigation”, ove incontriamo una sequenza di assoli dai timbri che spaziano fra le corde di Robert Fripp e quelle di una lap steel.

Chiude “Point of inflection”, che vede il ritorno di Torn, con una ripresa delle ossessioni ritmiche dei Sonar, base per le parti soliste più free del lavoro, con un finale cadenzato da un passo dub che stempera fra rivoli elettronici la tensione iniziale.

Ancora un’opera di valore per Thelen che manderà in visibilio gli appassionati della chitarra più sperimentale ed innovativa, ma non mancherà di consolidare l’interesse ed il seguito di tutti i visionari in ascolto.

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