Nel jazz rivolgimenti e rivoluzioni sono partiti dai luoghi più diversi: cantine, sale d’aspetto di case d’appuntamento, appartamenti trasformati in monasteri, palchi di stazioni balneari di tendenza, magazzini industriali dismessi.
Ma solo una volta da una stanza di ospedale, e perdipiù grazie ad un libro, questo:

Senza questo apparentemente anodino trattatello non avremmo avuto nè ‘Kind of Blue’ di Miles Davis, nè il John Coltrane di ‘Impressions’ e molto altro. Già questo basterebbe a fare di George Russell un’eminenza grigia imprescindibile. Ma questo straordinario personaggio è stato anche un musicista militante di quelli che lasciano il segno: poche battute della sua musica bastano ad attrarre inesorabilmente l’ascoltatore in mondi sonori immediatamente riconoscibili e governati da energie e forze proprie di spazi ulteriori rispetto alla banale gravità quotidiana
1961, ‘Nardis’, da ‘Ezz – thetics’: ci sono anche Don Ellis ed Eric Dolphy. Raramente il ‘marziano’ Eric è stato più a casa di qui, ascoltare attentamente l’attacco del suo assolo
Ma anche nella sua carriera sul palco Russell è stato sempre guidato da un pensiero lucido e coerente, oltre che assolutamente indipendente. Prova ne siano i suoi ‘ritiri sabbatici’, che nei primi anni ’60 lo portarono a lasciarsi alle spalle una scena americana vivacissima, ma forse troppo ribollente e confusa agli occhi di un musicista che mai è riuscito a mettere tra parentesi la sua lucida consapevolezza. Seguirono dal 1963 in poi lunghi anni europei, da cui scaturirono cose come questa, che testimonia ancora una volta l’irresistibile forza di attrazione che Russell naturalmente esercitava su innovatori come Don Cherry
1965, ‘Freein’ Up’, “Live at Beethoven Hall”, . Caldamente consigliato l’ascolto dell’intero album, cercatelo in streaming
Durante questo meditativo ritiro, il nostro ebbe modo di stabilirsi per diversi anni in Svezia, paese in cui i semi lasciati dal passaggio di molti boppers nei primi anni ’50 stavano facendo sbocciare una scena musicale sempre più interessante e via via più originale. Dopo grandi solisti come Lars Gullin ed Arne Domnerus, cominciarono ad emergere talenti spontaneamente portati a muoversi uno spazio libero in modo molto simile a quello di Russell: impossibile non ricordare la meteora Jan Johannson, purtroppo scomparso prematuramente nel 1968.
Eccolo Jan Johannson, Esbjorn Svennson lo riteneva il proprio maestro. Anche lui è stato uno che andava di fretta, purtroppo…
In questo humus fertilissimo per un uomo dal pensiero tendenzialmente ‘orchestrale’ come il nostro George, era fatale che nascessero frutti interessanti. Come quelli testimoniati dalle registrazioni effettuate nel 1970 dalla Radio Svedese, che RadioTre manderà in onda martedì 4 maggio alle 20:30, dopo averle ‘sfrattate’ senza tanti complimenti dalla data originariamente programmata del 27 aprile scorso. Un tardivo gesto di riparazione all’indifferenza manifestata in altre sedi dall’emittente pubblica verso l’International Jazz Day promosso dall’Unesco. Come potrete constatare dalle due formazioni convolte (vedi spazio ‘Radio’ in fondo alla pagina, data non aggiornata, ripeto..), si tratta di un’occasione assolutamente imperdibile, e purtroppo assai rara di questi tempi ed alle nostre latitudini. Quindi accorrete numerosi, e soprattutto ‘attrezzati’ 😉 ….. A titolo di acclimatamento per l’orecchio, godetevi questo ‘antipasto’, all’incirca coevo e con formazione molto simile ad una delle due coinvolte nelle sessioni radiofoniche svedesi. Buone vibrazioni. Milton56
1970, ‘Statusphunk’ da ‘Trip to Pillarguri
Aggiungo un ricordo personale. Nel 2002 l’orchestra di Russell era tra i protagonisti di Umbria Jazz. Stagioni ancora felici in cui non capitava di imbattersi in cantanti da X Factor e rocker decotti. In cartellone tra gli altri c’erano Carla Bley Orchestra, Mingus Big Band, Vienna Art Orchestra, Charlie Haden, Pat Metheny, Gary Burton, Joe Lovano, Herbie Hancock, Wayne Shorter e Chick Corea. Si, certo, c’era anche Renzo Arbore, ma ben defilato rispetto alla programmazione. Ebbene, io e uno dei miei più cari amici, che purtroppo oggi non c’è più, avevamo il biglietto per un concerto dell’orchestra di Russell, che si esibiva per 5 sere a mezzanotte in teatro. Dopo aver assistito alla serata, completamente strafatti dal sound e dalle musiche, ci siamo fiondati in biglietteria per permutare i biglietti che avevamo per le sere seguenti (non ricordo nemmeno più per quali concerti) in cambio di almeno altre due notti con Russell. Intuizione felice, il nostro era alla soglia degli ottanta anni e mai più sarebbe tornato. Per noi invece, serate all’insegna della bellezza pura e del godimento musicale. Grazie George, e ciao Pietro, ovunque il tuo spirito aleggi.
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Belli i tempi in cui ad Umbria Jazz si pensava a queste ‘residenze’, che consentivano ai musicisti destinatari di mostrarsi in una dimensione più quotidiana e meno ‘spettacolare’ di quella del concerto. Dimensione che tra l’altro doveva risultare quantomai congeniale ad un ‘uomo di laboratorio’ cone Russell. Milton56
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Avevo seguito la vicenda dello “sfratto” a vantaggio di “Adriana Lecouvreur” in diretta dal Maggio Musicale Fiorentino. Il jazz è sempre in coda, ovviamente sulla Rai…Con tutto ciò la categoria dei classicofili, in questo caso, è più corretto parlare di loggionisti, che è tra le meglio trattate come fruitrice di musica, si abbandona a lagnosissime geremiadi sulla programmazione RAI sul web che trovo un filo imbarazzanti per non dire fuori luogo.
Purtroppo non ne me sono ricordato, ma vedrò se riesco a recuperare il programma sotto forma di podcast.( Dubito!)
Se no, pazienza, Con la Rai è così: “di tutto e di più” recitava un vecchio slogan in auge in Rai qualche anno fa.
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A consolazione di chi non lo ha ascoltato dal vivo, ecco qui il link del podcast, disponibile su sito RadioTre per alcuni giorni:
https://www.raiplayradio.it/audio/2021/04/-RADIO3-SUITE—IL-CARTELLONE-Swedish-Radio-Archive-presenta-313c06a6-1aa0-4f7d-bab2-22bf17eefdfe.html
Musica straordinaria, profittatene sinchè siete in tempo
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Grazie!
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