Una danza collettiva a difesa dello spirito della comunità e contro l’oppressione razziale. “Black to the future”(Impulse records) Il quarto lavoro del quartetto di Shabaka Hutchings , con Theon Cross alla tuba, Edward Wakili-Hick e Tom Skineer alle percussioni, con il sax aggiunto di Steve Williamson, suona più forte e dinamico che mai, e sintonizzato con la stretta attualità, nello slancio a difesa dei valori della cultura black e contro il razzismo. Lo fa accoppiando alla straordinaria carica ritmica attivata dalle percussioni e dai fiati la voce di alcuni rapperr, poeti e artisti della parola, che per la metà delle tracce contribuiscono ad esprimere lo spirito del lavoro con il potere emotivo della voce. (Black to the future e’una poesia sonora per invocare il potere, la memoria e la guarigione, dice Shabaka. Raffigura un movimento orientato a ridefinire cosa significa combattere per il black power). Non traggano però in inganno l’inizio di “Field Negus“, e la conclusione di “Black” affidate all’interpretazione carica di pathos di Joshua Idehen : questo non è un lavoro di spoken word, ma un affresco collettivo nel quale la musica mantiene la rotta principale che è quella del movimento. Inarrestabile e contagiosa, quando si tratta di ospitare le parole di Moor Mother e Angel Bat Dawid su “Pick Up Your Burning Cross” , esplicita parabola di riappropriazione dell’identità in un contesto dominato dall’ altro colore . Accattivante, quando le cadenze assumono il tipico andamento altalenante delle influenze caraibiche di “Think of home” e “To Never Forget the Source”. Lirico, quando il tappeto ritmico, costantemente alimentato dal soffio della tuba di Cross, si apre per fare spazio alle campiture del sassofono e del flauto ( “In remembrance of those fallen” ). La capacità compositiva di Hutchings si sviluppa spesso nella realizzazione di strati armonici sovrapposti o giustapposti, nei quali il tema principale si interseca con una traccia sottostante più articolata e rifinita: ascoltate “Let the Circle Be Unbroken“, dal finale che sfocia nel free, o il gioco di contrappunti che segna l’andamento di “Envision Yourself Levitating”, una sintesi fra i sassofoni raffinati ed aerei e la tuba grassa e terrena, o ancora le convergneze fra flauti, tuba e sassofono che rappresentano l’ossatura di “Throughout the Madness, Stay Strong” sulla quale si eleva il richiamo di Hutchings a restare forti, urlato nel sax. Restano da citare il canto di Kojey Radical su “Hustle” ed il rap di D Double D adagiato sulle frenetiche cadenze di “For the culture“. “Black to the future” è un disco che si pone in linea di continuità con una lunga tradizione di contributi all’affermazione identitaria black, ma lo fa con un linguaggio diverso. All’avanguardia ed alle maschere dell’Art Ensemble of Chicago, Shabaka ha sostituito il ritmo ed il Movimento.
Nel video diretto dalla regista Ashleigh Jadee, l’attrice Kelechi Okafor cerca e trova la propria via in una società dominata da esempi di estetica femminile bianca.
Shabaka, la punta di diamante di una scena incomprensibilmente sottovalutata da noi.. Questa e quella con i sudafricani Ancestors sono le sue migliori formazioni. Certo, per noi c’è la difficoltà di afferrare testi (niente affatto banali) scanditi su ritmi serrati e travolgenti, ma anche la sola musica è entusiasmante: attenzione alla straordinaria tuba di Theon Cross. Milton56
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