Impossible de faire tenir cet incontrôlable saxophoniste transalpin dans des cases ! Bearzatti fait la synthèse de ses influences dans un jazz fou de technique et de liberté –Jazz Magazine
Appena il tema di Zorro viene esposto da sax e tromba dal cielo inizia a cadere la pioggia, mentre lampi lontani squarciano la notte. Sembra l’inizio del racconto di un concerto mancato, invece prodigiosamente Zorro viene a patti con il Dio della pioggia, che si trattiene fino alla fine del concerto, impedendo tuttalpiù un bis che certamente sarebbe stato richiesto a gran voce.
Tutto ciò mi riporta a tempi ormai lontani, luglio 2010 a Palazzo Malinverni, Legnano. In programma il quartetto di Bearzatti: pubblico numeroso in una bella cornice rovinata da un furibondo temporale. Dopo un’attesa lunga e vana si decide di far suonare i musicisti in acustico e sotto i portici. Fortunati quelli che non si sono scoraggiati e sono rimasti: grande musica per un grande gruppo.
A Tirano, penultimo appuntamento di Ambria Jazz, il tempo è stato clemente ed il Tinissima Quartet ha potuto dar vita all’ultima suite composta dal suo leader e dedicata ad un personaggio di fantasia che ha rallegrato ed avvinto generazioni di ragazzi, come per restituirci un po’ di innocenza e farci credere di nuovo nei vendicatori e nei paladini dei più deboli in questi frangenti affannosi e pieni di ingiustizia.
Questa è senza dubbio la convinzione di Francesco Bearzatti, per il quale la volpe mascherata è prima di tutto il simbolo di un ideale libertario a cui rimane fedele, dopo aver dedicato in precedenza un disco a Woody Guthrie (This Machine Kills Fascists ). Tra la tentazione dell’illustrazione pura e l’astrazione ideale, il sassofonista sceglie di coniugare divertimento con impegno, scorribanda con riflessione. I flauti di Tierra-India, i riff roboanti di Sergente Garcia, le impennate galoppanti di Tornado o anche le melodie segmentate di Bernardo ricreano la scena familiare delle avventure di Zorro.
I musicisti di Tinissima citano e rivisitano il folklore della California spagnola, ma nello stesso tempo inventano un jazz vivace, frenetico e intelligente, una risposta ideale e immaginaria alle derive del tempo: un jazz con due Z, firmato in punta di spada. L’affiatamento dei quattro è ormai a livello telepatico e largo spazio viene lasciato alle sortite ora dell’uno ora dell’altro, confermando, se ancora ce ne fosse bisogno, che il Tinissima Quartet è una realtà tra le migliori in assoluto del vecchio continente.
Foto Luca D’Agostino