Il bassista, compositore e leader della band William Parker è da decenni in prima linea nella scena jazz creativa. La sua musica e il suo straordinario modo di suonare il basso mantengono elevati standard di qualità sia che suoni in piccoli ensemble che in grandi band, senza mai voltare le spalle all’innovazione e alla creatività spontanea.
Nel suo ultimo lavoro William Parker unisce passato e futuro, non solo nel titolo di questo affascinante album, dove il suo contrabbasso e la batteria di Gerald Cleaver incontrano la chitarra elettrica postmoderna di Ava Mendoza, ma nell’ampia gamma espressiva delle tracce stesse.
Composto da sei brani che attireranno allo stesso modo i fan dell’indie rock, del free jazz e della musica incentrata sul groove, l’album presenta un trio avant-jazz progressivo.
Ava Mendoza è la solista principale e con questo album raggiunge anche nel campo dell’improvvisazione una visibilità ampiamente meritata. Come Mary Halvorson riesce a creare una sonorità ed un linguaggio molto personali e immediatamente riconoscibili, creando musica tagliente e stimolante. La sua padronanza dello strumento è prodigiosa, la sua tavolozza tonale è espansiva, ha un’intuitiva consapevolezza dell’improvvisazione e il suo bagaglio è pieno zeppo di chicche sonore.. Il suo stile è una profonda testimonianza dello stato della chitarra contemporanea, ponendosi sullo stesso piano dei più importanti chitarristi contemporanei in ambito jazzistico.
Anche Mendoza ha radici profonde, e questo include anni di formazione classica, una ricca conoscenza del blues e del fingerstyle tradizionale, una profonda consapevolezza del punk no-wave e delle sperimentazioni sonore e una significativa esposizione ai maestri del free jazz. Possiede inoltre l’orecchio e le capacità per assimilare le sue influenze disparate ed eseguire musica in qualsiasi ambito improvvisativo..

Studiare con il maestro di chitarra d’avanguardia Fred Frith ha formato l’approccio di Mendoza alla musica impegnativa, ma le sue improvvisazioni attingono a tutti gli elementi del suo ricco background, inclusa la musica classica e le radici blues. Foto di Peter Gannushkin
Questo è un gruppo ispirato, e suona come mai sentito prima in un gruppo guidato da Parker, Mayan Space Station è infatti il primo album del contrabbassista in trio con la chitarra elettrica in primo piano. Ciascuno dei musicisti è in grado di riprodurre un’ampia gamma di suoni, come il beat implacabile ed elastico che Cleaver utilizza per alimentare il fuoco della lunga title track “Mayan Space Station”, accompagnato dal tono meravigliosamente denso e terroso di Parker al basso e dalle spiazzanti trame di chitarra della Mendoza.
Il trio mostra una determinazione notevole, creando incessantemente idee in un crogiolo di improvvisazione su una traccia di quasi quindici minuti.
“Canyons of Light” consente alla musica di svilupparsi in altre direzioni, con Parker che crea suoni stimolanti mentre Cleaver sviluppa strati di percussioni tramite pennellate abili e mirate. Mendoza vola liberamente, aiutando l’improvvisazione collettiva, e anche allungandosi con qualche assolo fuori dall’ordinario.
La traccia di chiusura, “The Wall Tumbles Down”, mostra Mendoza al suo meglio, sparando fresche scintille elettriche su un ritmo di batteria frizzante, mentre le il basso di Parker è una presenza fisica reale, anche se la musica scivola poi nell’astrazione. Lunghi toni elastici di basso, accanto a suoni di chitarra insoliti, diventano inquietanti e portano a una conclusione irrisolta e snervante.
l nuovo trio di Parker naviga tra alte vette e profonde valli con un temperamento sfrenato e imprevedibile e un’energia esplosiva
Uno degli album più significativi e stimolanti di questo tribolato 2021