Le chitarre infinite di Durant/Thelen

Quando si inizia un disco con un pezzo come “Vol de nuit“, dieci minuti celestiali nei quali le chitarre tracciano una serena rotta di navigazione aerea fra nubi elettroniche, bagliori e rifrazioni, in evidente omaggio a Robert Fripp e Terje Rypdal, il problema diventa essere conseguenti con le premesse.

Vol de Nuit

E’quello che provano a fare i due co autori, entrambi specialisti del connubio fra chitarre ed elettronica, unici strumenti presenti in questo “Crossings“. L’americano dell’Oregon Jon Durant, autore di numerose opere e colonne sonore di stampo ambient e cotitolare della band Burnt Belief con Colin Edwin, bassista dei Porcupine Tree, e lo svizzero Stephan Thelen, leader della band minimalista SONAR ed ormai lanciato in una propsettiva dagli ampi confini che prevede, insieme alla prosecuzione della saga per chitarra solista “Fractal guitar”, giunta al terzo episodio, nuovi album con Eivind Aarset e Jan Peter Shwalm (“Transneptunian Planets“, in autunno su RareNoise rec,) quartetti d’archi ed una collaborazione con il compositore Fabio Anile. Tornando a “Crossings” le note di copertina sottolineano l’elemento comune dell’acqua presente nei luoghi di residenza dei due musicisti, il fiume Sellwood a Portland su cui affaccia l’abitazione di Durant, ed il Lago di Zurigo, dove risiede Thelen. Due chitarristi, due corsi d’acqua in parti totalmente distanti del mondo. Ed è una suggestione che ci sentiamo di cogliere, nel tentativo di descrivere una musica che, come accade ad un sasso gettato nell’acqua, si sviluppa attraverso cerchi progressivi che si ripetono, crea piccole onde o più decise increspature, ed induce ad una contemplazione che dall’elemento naturale tende a farsi interiore. Incontratisi nel 2017 nell’occasione di un concerto dei Sonar con David Torn a Kingston, NY, Durant e Thelen, hanno immediatamente individuato affinità musicali e personali, collaborando dapprima ad una traccia di “Fractal guitar, ‘Briefing For A Descent Into Hell‘, e poi, grazie all’intervento di Leonardo Pavkovic della Moon June records, avviando una più stabile collaborazione che ha condotto nel 2020, in piena era pandemica, ad uno sviluppo compositivo tramite scambio intercontinentale di files che costituisce la base del lavoro condiviso. “Sono stato sorpreso dalla velocità e dalla affidabilità del metodo di lavoro con Jon, ricorda Thelen, abbiamo rivisto alcune tracce del mio song book e composto su basi che in genere partivano da Zurigo per essere elaborate a Portland, con un’unica eccezione del brano “Dream sequence“cheha fatto il percorso inverso.” “Lavorare con Stephen mi ha offerto nuove prospettive ed ha reso più estroverso il mio approccio alla composizione“, ribatte Durant. Il risultato riflette le positive impressioni dei protagonisti, con lo schema dell’iniziale “Vol de nuit” che fa un pò da fil rouge dell’intera opera, perlomeno nelle composizioni più estese come la spettrale “Mise en Abyme“, un viaggio fra ombre e la parvenza di voci indecifrabili, e la più solare title track, costruita su un semplice cluster chitarristico che evolve in una costellazione di sonorità su cui si staglia la chitarra/ cometa di Thelen. La più breve “Sunrise” è invece un esempio dell’arte composizitva ad incastro dello svizzero, quello che lo ha portato ad essere paragonato al pittore e grafico E.M. Escher: singoli frammenti che come petali isolati vanno progressivamente a comporre una corolla multicolore, un sorriso che vive nell’arco di pochi secondi, gli ultimi del brano.





Maggior enfasi ritmica manifesta invece il trattamento di “Fractal 5.7“, costruita su onde ricorrenti di loop, mentre negli ultimi due brani in programma “Dream sequence” e “Infinity” si avverte maggiormente la “mano” di Durant che impone alla prima un andamento electro dark, ed alla seconda un taglio apocalittico ambientale . Un lavoro di grande interesse che manderà in estasi gli appassionati di infinite guitar.

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