Evidentemente esiste una sorta di provvidenza delle cose jazzistiche che consente non solo di sanare, ma addirittura di migliorare quello che la malasorte disfa. Ma nel caso di Fano Jazz By The Sea conta anche l’aver ben seminato negli anni. E così ad un Sos lanciato a fronte di uno dei diversi forfait dell’ultimo minuto da metter in conto all’Anno Secondo dell’Era Covid (come la definisce con amara ironia il direttore artistico Pedini) risponde nientemeno che Michel Portal, patriarca del jazz francese. Potenza del ricordo lasciato al clarinettista dai cinque passaggi sul palco della Rocca Malatestiana.
E così Fano Jazz si aggiudica l’unica data italiana del gruppo MP85. È ancora fresco di stampa l’album del gruppo, molto ben accolto: a Fano abbiamo la sua frontline, che vede a fianco di Portal il pianista serbo Bojan Z., a sua volta titolare di una sua fitta carriera di solista e leader in proprio. Cambia la ritmica, qui costituita da Julien Hernè al basso elettrico e Stephane Galland alla batteria.
Sono rimasto francamente stupito dall’agilità e dall’energia propulsiva che questo 85enne ha saputo dimostrare sul palco: una musica ‘fisica’ come il jazz obbliga molti suoi coetanei a a mobilitare tutte le astuzie del mestiere, oltre che a scalare stile e concezioni per conciliarli con risorse fisiche in declino. Niente di tutto ciò in questo caso: gli assoli di Portal sono fluenti e nel contempo molto controllati nella loro costruzione. Il suo discorso è limpido e privo di ogni ridondanza. Il nostro è padrone di molti strumenti, ma nella serata fanese si è concentrato sui clarini di vario tipo ed in un solo brano sul sax soprano. A ciò si aggiunge un talento di scrittura che lo ha portato ad esser chiamato a collaborare con personaggi del calibro di Karl Heinz Stockhausen e soprattutto di Pierre Boulez (uomo tra l’altro noto per per la sua scarsa simpatia per il mondo del jazz).
E quest’ultima dote si è rivelata nell’originale impaginazione del concerto, che ha visto la regolare alternanza di brani di prevalente ispirazione lirica (con lontani echi di musiche etniche ed anche antiche) con altri di forte impronta elettrica e di tonalità notturna e nervosa: non a caso uno di essi – ‘Les Ouris’ – è stato scritto per Miles Davis e Marcus Miller, la coppia dell’innovativo ‘Tutu’, manifesto del jazz elettronico della metà degli anni ’80. E questo è stato l’unico caso in cui Portal ha imbracciato il sax soprano, con una bella performance densa e sinuosa. Del resto Portal ed i suoi dimostano di saper navigare con scioltezza ed eleganza in vista dei lidi del primo più raffinato e creativo jazz elettrico.
Queste ripetute transizioni erano preannunziate dal rapido ed agile passaggio di Bojan Z. dallo strumento acustico al Fender Rhodes ed alle tastiere. Era la prima volta che lo ascoltavo dal vivo, e mi ha dato subito un’impressione di grande e controllata energia, di notevole pulizia nel disegno delle frasi e nell’accompagnamento: in una parola, l’autentico pilastro di questa formazione, che molto contribuisce alla sua marcata inclinazione vitalistica, oltre a conferire l’apertura e profondità di cui necessita un gruppo imperniato sul clarinetto. I frequenti passaggi sugli strumenti elettrici ed elettronici hanno poi rivelato personalità ed originalità, tenendosi ben lontano dai frequenti eccessi teatrali ed effettistici in cui spesso cadono altri suoi colleghi pure di grande reputazione. Quello con Portal è un sodalizio molto ben assortito ed ormai piuttosto collaudato.

La ritmica di Hernè e Galland si è rivelata solida e funzionale, misurata anche nei brani elettrici: a voler trovare il pelo nell’uovo, forse sarebbe stata preferibile una minore assertività di Galland alla batteria, che a volte minacciava di sovrastare il pur irruente pianismo ‘a blocchi’ di Bojan Z.
Un’altra bella serata a beneficio di un pubblico consistente, che ha visto premiata la sua fedeltà al Festival con un’imprevista esclusiva italiana: la fortuna aiuta gli audaci (almeno qualche volta). Rimanete in ascolto. Milton56
Gran bella ripresa di un bis concesso da Portal e Bojan Z. in un concerto francese