Difficile parlare di un qualcosa che assomiglia ad una galassia, che offre molte (forse troppe) occasioni di ascolto. Con la sua ‘struttura federale’ e la sua pervasività nel tessuto urbano, JazzMi ha oggettivamente la funzione di somministrare una sorta di terapia d’urto ad una scena milanese decisamente poco vivace, per usare un eufemismo. Vedremo in futuro se la difficile scommessa sarà vinta, ovviamente spetta alle realtà locali fare tesoro nei mesi a venire del volano iniziale fornito loro da questi dieci giorni di ottobre.
Vediamo la cosa dal lato del pubblico. Anzi, ad esser più precisi dei pubblici. Uno dei meriti di questo festival è stato infatti anche quello di far emergere segmenti molto diversi dell’audience del jazz, alcuni dei quali francamente inaspettati ed inosservati in precedenza. E proprio su questa emersione del sommerso dovrebbero soffermarsi e riflettere gli organizzatori locali.
E’ chiaro che risulta pressoché impossibile seguire tutto, sia per la concentrazione temporale che per la disseminazione territoriale; ma anche scelte più selettive spesso non si rivelano facili. Ma un occhio attento può riconoscere diversi filoni organici, ognuno dei quali punta ad una precisa fascia di ascoltatori. E non a caso questi percorsi che si intrecciano ed intersecano puntano tutti su luoghi ben caratterizzati per il pubblico che possono attirare, oltre a sottoporre ad una piccola – ed ahimè breve – invasione una città che negli ultimi anni si è dimostrata molto matrigna nei confronti del jazz.
Il vero centro della nebulosa JazzMi è il Teatro della Triennale, dove vengono presentate proposte di rilievo internazionale che raramente si possono fruire a Milano. La selezione è veramente ragguardevole soprattutto visti i tempi che corrono, e la sua impostazione tende a dare un quadro panoramico delle diversificate linee di evoluzione che la animano, più che puntare ad un cartellone di tendenza per il quale temo non esista più a Milano una base di pubblico adeguata e capace di risposta consistente. Con il solito personalissimo criterio della scelta ‘fior da fiore’, e con un occhio soprattutto alla rarità dell’occasione d’ascolto, io indicherei il formidabile tubista Theon Cross (23 ottobre) che va ad aggiungersi al panorama tracciato negli anni sulla scena londinese del festival. Anche i Broken Shadows di Tim Berne e Chris Speed (24 ottobre) sono una proposta difficilmente replicabile sulla scena milanese attuale. Il 28 ottobre si recupera il concerto dello Yaron Herman trio, utile mantenere sotto osservazione la scena israeliana dalla quale sono venute cose decisamente interessanti negli ultimi anni. La combinazione del Marcin Wasilewski Trio con Joe Lovano (29 ottobre) è parecchio stimolante. Nella stessa serata del 28 Vincent Peirani e Emile Parisien in duo ed il gruppo del nuovo talento del vibrafono Joel Ross sono senz’altro da metter in agenda. Il 30 ottobre Moses Boyd ci mostra un’altra faccia del pianeta South London. Il 31 Theo Crocker è un blind date che arrischierei.
Blue Note è dall’origine partner di JazzMi, integrando il suo cartellone con proposte tendenzialmente di gusto più mainstream, in line con la sua impostazione (che negli ultimi mesi mi sembra però in fase di evoluzione). Qui segnerei la vocalist Camille Bertault (27 ottobre), ed il notevole quartetto del chitarrista Peter Bernstein (31 ottobre).

La Casa degli Artisti in zona Garibaldi è un luogo di notevole fascino architettonico che JazzMi farà conoscere a tanti milanesi proprio dopo un lungo restauro. Tra altre cose, qui il 24 ottobre verrà scattata una bella foto ritratto della We Insist, etichetta che da tempo sta promuovendo gruppi dell’area di ricerca: occasione non frequente per vederli interagire tra di loro anche sul palco, oltre che negli album.

Altra occasione di unire buona musica ed un ambiente architettonico è quella del 23 ottobre, quando JazzMi espugnerà il Grattacielo Pirelli, portandovi nel suo spettacolare belvedere. Tra le band, A World of Sound, la cui frontline affianca Daniele Cavallanti e Francesco Chiapperini, coppia molto ben assortita.
Ma JazzMi non è solo musica suonata, ma anche parlata e filmata. La sezione cinematografica (quantomai preziosa visto il livello della programmazione televisiva generalista e la babelicità indifferenziata di quella delle web tv) purtroppo quest’anno sembra più ristretta nelle proposte e nelle occasioni di fruizione. Comunque il 29 ottobre all’Anteo Spazio Cinema il discusso ‘The US vs Billie Holiday’ è a mio avviso del tutto imperdibile: non solo e non tanto per le polemiche che questo film di finzione ha suscitato in patria (dove molte code di paglia hanno preso fuoco..), ma per l’appassionato ed al tempo stesso disincantato ritratto dell’ultima Billie offerto da una Andra Day (anch’essa cantante…) visibilmente motivata e quanto mai in parte. A mio parere molto convincente e non oleografico anche l’affresco d’ambiente e d’epoca che il film propone.
Quanto alla ‘musica parlata’, la Cascina Nascosta del Parco Sempione ospiterà nuovamente le stimolanti conversazioni di Claudio Sessa sull’inattesa versione live e per organico esteso di ‘A Love Supreme’ che Coltrane offrì ad un piccolo club di Seattle nel 1965 (22 ottobre), e sul box che ha ricostruito le complete performance del gruppo di Lee Morgan al LIghthouse, l’inconsapevole canto del cigno di un musicista destinato poco dopo ad una fine tragica (29 ottobre). Domenica 31 ottobre Sessa traslocherà in un luogo di grande suggestione, la Fonderia Napoleonica Eugenia, riaperto al jazz dopo parecchi anni: qui si parlerà del bel libro di Flavio Caprera dedicato a Franco D’Andrea, con il biografato presente al tavolo. Quest’ultimo apppuntamento è ospitato dall’ Ah Hum Festival, che per l’occasione si è incastonato in JazzMi con tutte le sue iniziative localizzate nel quartiere Isola.

Una scorsa al sito di JazzMi vi rivelerà molte altre occasioni, che potrete selezionare sia con chiavi di ricerca tematiche che geografiche, ce n’è per tutti i gusti e tasche (anche vuote). Ma soprattutto lanciatevi all’assalto del fornito buffet senza troppo ritegno, perché probabilmente dopo ci aspettano lunghi mesi di quaresima…. Milton56
Certo c’è l’enfasi di tutti i trailer, ma traspare anche qualcosa del problematico e spesso aspro ritratto che il film offre dell’artista e della sua epoca. Se appena potete, non fatevelo scappare
Grazie!
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